Centrodestra alle comiche sulle nomine dei nuovi presidenti nei porti tra inciuci e posizioni illegittime

Incredibile quello che sta accadendo con le nomine dei nuovi presidenti. Nessuna logica ma solo spartizione di poltrone tra Lega e Partito democratico

ROMA – Un disastro annunciato, una resa incondizionata, una vergogna politica che rischia di travolgere il centrodestra e le sue promesse di discontinuità. Sotto la gestione di Edoardo Rixi, sottosegretario e vice ministro leghista alle Infrastrutture, l’Italia dei porti sta precipitando in un pantano fatto di incompetenza, restaurazione e spartizione di poltrone degna della peggior Prima Repubblica.

Mentre la Premier Giorgia Meloni costruisce all’estero l’immagine di una nuova Italia protagonista sullo scacchiere mondiale, nei porti italiani si consuma una scandalosa svendita del nostro potenziale strategico.

Il mare, futuro crocevia del commercio globale, viene ridotto a mercato rionale per riciclare pensionati, ex funzionari senza esperienza portuale e uomini di fiducia del Partito Democratico. Il responsabile principale? Edoardo Rixi, che guida con mano incerta e irresponsabile un assalto alle Autorità Portuali di Sistema trasformandole in feudi di interessi, clientele e resa politica.

Nomine scellerate: la mappa della vergogna

La recente ondata di nomine ai vertici dei porti italiani è la fotografia perfetta del fallimento:

  • Genova e Savona: arriva Matteo Paroli, avvocato senza esperienza manageriale diretta, ripescato dall’area PD-livornese.
  • Livorno: viene piazzato Davide Gariglio, esponente di lungo corso del PD torinese, senza alcuna competenza logistica concreta.
  • Bari: il nuovo presidente sarà Francesco Mastro, uomo di Michele Emiliano, altro regalo alla sinistra.
  • Ravenna: nominato Francesco Benevolo, storico burocrate del Ministero, da anni orbitante nella galassia progressista e sempre critico con il centrodestra.
  • Trieste: Antonio Gurrieri, tecnico “di sistema” vicino agli ambienti della vecchia gestione portuale di centrosinistra.

A Napoli e Civitavecchia, si preannuncia addirittura la violazione palese della legge che impone il limite dei 70 anni per i presidenti, con la probabile conferma di Andrea Annunziata, uomo storicamente vicino al PD, già sottosegretario del governo Prodi, e la candidatura “anagrafica” di Roberto Petri l’unico vicino a Fratelli d’Italia ma senza alcuna esperienza e bocciato sia dalle sentenze della Consiglio di Stato che dalla Corte dei Conti per via del superamento dei limiti di età. Chi lo vuole si espone ad una figuraccia senza precedenti.

Risultato: i porti italiani, snodo strategico nazionale, stanno tornando saldamente nelle mani della sinistra. Altro che “rivoluzione sovranista”! Qui siamo alla resa senza condizioni, firmata Rixi.

I porti come merce di scambio

Edoardo Rixi si è rivelato l’uomo giusto… per la disfatta:

  • Non ha difeso le competenze territoriali.
  • Ha ignorato i pareri critici di ANAC e Corte dei Conti, che vietano le nomine di pensionati e sottolineano la necessità della comprovata esperienza manageriale e portuale.
  • Ha ceduto agli accordi sottobanco, trasformando i porti in bottini di guerra tra correnti partitiche.

Questa gestione famelica e arrogante ha fatto esplodere la rabbia delle categorie economiche, degli amministratori locali e di quei territori che avevano creduto nel cambiamento promesso dal centrodestra.

Chi ha realmente pagato il prezzo? Gli imprenditori portuali, gli operatori logistici, gli investitori internazionali che oggi si trovano davanti a presidenti incapaci, politicizzati e in molti casi anagraficamente incompatibili con la funzione.

Violazioni di legge evidenti

Ma il disastro non è solo politico, è anche giuridico:

  • Il limite dei 70 anni fissato per i presidenti delle Autorità Portuali è sistematicamente violato, come nel caso di Annunziata a Napoli.
  • Il divieto di conferire incarichi retribuiti a pensionati stabilito dalla normativa (art. 5 comma 9 D.L. 95/2012 e art. 11 D.Lgs. 175/2016) viene aggirato.
  • La Corte dei Conti è stata chiara: non si possono nominare pensionati a ruoli direttivi salvo condizioni rigidissime (incarichi gratuiti, temporanei e non prorogabili). Queste nomine sono dunque, salvo rare eccezioni, illegittime e potenzialmente passibili di annullamento.

L’uso strumentale di deroghe previste solo per il PNRR è un vero e proprio abuso che mortifica il principio del ricambio generazionale e della razionalizzazione della spesa pubblica.

Fratelli d’Italia: spettatore complice

In questo scenario da incubo, Fratelli d’Italia, il partito della premier, è rimasto colpevolmente immobile.

Distratto da equilibri romani, terrorizzato all’idea di aprire nuove fratture interne, FdI ha lasciato campo libero alla Lega.

Una scelta suicida che ha già seminato un malcontento esplosivo sui territori: gli amministratori locali, le imprese, i cittadini non capiscono, non giustificano e non perdonano.

Un avvertimento a Giorgia Meloni

Se la Premier crede davvero nella “nazione marittima” che ha proclamato ai vertici internazionali, deve agire subito:

  • Revocare le nomine illegittime e inopportune.
  • Imporre il rispetto rigoroso dei criteri di legge e di merito.
  • Ripulire il Ministero delle Infrastrutture da chi usa il potere solo per interessi di corrente.

Il mare italiano deve diventare motore di crescita, non pattumiera della politica.

Edoardo Rixi sta consegnando (forse perché così gli è stato detto di agire) le chiavi dei nostri porti al PD . L’ultima volta il centrosinistra ha chiuso i conti 15 a 1 col centrodestra.

Il tempo della pazienza è finito. Giorgia Meloni deve decidere se vuole governare l’Italia o farsi trascinare a fondo da chi sta scegliendo per lei senza un briciolo di competenze.

Perché una cosa è certa: il popolo tradito non perdona mai.