Il popolo della Tuscia chiede rispetto, trasparenza e scelte realmente sostenibili
CORCHIANO (VT) – Una marea di cittadini ha invaso pacificamente le strade di Corchiano per dire no al deposito unico nazionale di scorie nucleari.
Oltre 4.000 persone, accompagnate da una quarantina di sindaci della Tuscia, hanno partecipato alla grande marcia civica organizzata dal movimento “Tuscia in Movimento”, che da anni si oppone al progetto che prevede lo stoccaggio di 95 mila metri cubi di rifiuti radioattivi nel territorio.
La manifestazione ha avuto inizio alle 10:30 dal municipio di Corchiano, per poi snodarsi lungo un percorso ad anello di circa 2,2 km, completamente accessibile anche a passeggini e carrozzine. L’organizzazione, impeccabile e curata nei dettagli, ha trasformato la protesta in un evento partecipato e inclusivo. Lungo il tragitto si sono unite delegazioni di comitati civici, sindacati come CGIL e UILA, braccianti agricoli, associazioni ambientaliste e semplici cittadini.
La conclusione della marcia si è tenuta nella piazza del Comune, dove erano presenti stand gastronomici della pro loco e numerosi interventi istituzionali.
Politica unita nel “no” al deposito
Tra i presenti alla marcia spiccavano nomi di primo piano della politica territoriale e regionale: il vicepresidente del consiglio regionale Enrico Panunzi, i consiglieri regionali Daniele Sabatini (FdI) e Giulio Zelli, la sindaca di Viterbo Chiara Frontini e il presidente della Provincia Alessandro Romoli. Tutti uniti in un messaggio forte e condiviso: la Tuscia non può diventare la discarica radioattiva d’Italia.
A rafforzare la speranza del movimento, le recenti parole del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin che, intervenuto pochi giorni fa al convegno “Nuove Energie” organizzato da La Stampa, ha dichiarato “superata l’ipotesi del deposito unico nazionale” e “superata anche la lista dei 51 siti idonei” redatta dalla Sogin. Una presa di posizione accolta con soddisfazione, ma anche con prudenza, dai manifestanti.
L’impegno di Fare Verde e le critiche all’ambientalismo “di comodo”
Tra le voci più attive nel corteo c’era anche quella dell’associazione ambientalista Fare Verde Lazio, presente con i suoi volontari e guidata dalla presidente regionale Cinzia Negri. “Il netto no del ministro Fratin ci fa ben sperare – ha dichiarato Negri – ma ora servono i fatti. Non basta dire di no al deposito unico, bisogna costruire un’alternativa credibile, sostenibile e condivisa”.
Fare Verde ha anche criticato l’atteggiamento di alcune associazioni ambientaliste che, a loro dire, avrebbero avallato un sistema di gestione dei rifiuti che prevede il trasporto di materiali radioattivi, comprese scorie ospedaliere, in giro per l’Italia. “È inaccettabile – ha aggiunto Negri – pensare a un deposito centralizzato di queste dimensioni senza una visione seria degli impatti ambientali. Noi diciamo: non qui, ma soprattutto non così, finché non esisterà un piano davvero rispettoso delle comunità locali e del territorio”.
L’associazione ha infine ringraziato i volontari locali, che da anni si battono con determinazione contro un progetto vissuto come una minaccia diretta all’identità, alla salute e all’economia del territorio.
Una battaglia che dura da anni
La protesta di Corchiano non è un episodio isolato, ma parte di una mobilitazione che da almeno tre anni coinvolge l’intera provincia di Viterbo, e che ha saputo unire cittadini, amministrazioni e realtà associative in un fronte trasversale. Il territorio, ricco di risorse agricole e naturalistiche, viene considerato dai comitati incompatibile con qualsiasi forma di deposito radioattivo.
“Abbiamo costruito un fronte civile coeso e competente – dicono da Tuscia in Movimento – e oggi raccogliamo i frutti di questo impegno. Ma finché non ci sarà un atto ufficiale di cancellazione del progetto, continueremo a vigilare”.