Pomezia – PNRR, milioni di euro pubblici per Ecosystem: la Regione Lazio continua a premiare l’opacità

POMEZIA (RM) – C’è un impianto, alle porte di Roma, che negli ultimi anni ha sempre navigato tra autorizzazioni lampo, affidamenti diretti, zone grigie amministrative e scandali. Si chiama Ecosystem, è situato a Pomezia a pochi metri dalla Riserva naturale della Solfatara, e oggi è al centro di una vicenda che racconta, meglio di tante analisi, il corto circuito tra politica, affari e ambiente nel Lazio.

Nonostante le ombre mai dissipate sul suo operato, nonostante sia finita di recente sotto i riflettori per il sospetto traffico di detersivi scaduti – che avrebbe dovuto smaltire e invece, secondo le accuse, avrebbe rivenduto – la Regione Lazio ha autorizzato un finanziamento pubblico da quasi 2 milioni di euro a beneficio proprio della Ecosystem. Fondi europei del PNRR, soldi che teoricamente dovrebbero servire a premiare l’efficienza, l’innovazione e il rispetto dell’ambiente.

Il progetto finanziato è presentato con toni trionfali: ammodernamento dell’area RAEE, introduzione di nuove tecnologie per migliorare il riciclo di frigoriferi, computer, televisori, lampade, con lo scopo di incrementare il recupero di materiali preziosi e ridurre l’inquinamento.

Una narrazione perfetta per una inaugurazione in grande stile, dove non sono mancati gazebo, autorità regionali e politici in passerella.

Ma dietro la patina, il film è sempre lo stesso. L’impianto “TM²B” – nome dal suono modernissimo – non è altro che il vecchio impianto di Trattamento Meccanico autorizzato in fretta e furia nel 2014, dopo l’incendio della Pontina Ambiente. Cambia la sigla, restano gli stessi protagonisti e le stesse prassi discutibili: affidamenti senza gara, perizie immobiliari affidate a tecnici vicini alla politica, silenzi istituzionali e controlli che sembrano più formali che sostanziali.

Emblematico il caso del Comune di Ciampino, dove l’ex assessora ai Rifiuti Federica Giglio – anche funzionaria regionale – aveva affidato direttamente ad Ecosystem oltre un milione di euro di rifiuti, senza gara pubblica. Dopo lo scandalo e le polemiche politiche, la delega le è stata revocata. Ma nel frattempo la macchina amministrativa regionale non si è mai fermata, proseguendo a passo spedito verso l’erogazione dei fondi PNRR.

E mentre la Regione Lazio autorizzava, proprio in questi giorni emergono nuovi interrogativi: l’azienda, chiamata a smaltire detersivi Dash scaduti, avrebbe invece rivenduto i prodotti. Un comportamento che apre un fronte giudiziario pesante, ma che evidentemente non ha scalfito la fiducia che la Regione continua a riporre nell’impresa.

Il paradosso è sotto gli occhi di tutti: mentre il PNRR dovrebbe sostenere progetti credibili e virtuosi per la transizione ecologica, qui i soldi pubblici finiscono nelle casse di un’azienda che dovrà rispondere di reati ambientali. E che, grazie alla nuova autorizzazione regionale, potrà ora ampliare la gamma dei rifiuti lavorabili, trattando anche nuove tipologie di materiali potenzialmente impattanti in un’area delicatissima dal punto di vista ambientale.

Resta la domanda che nessuno, nei palazzi della Regione Lazio, sembra porsi: con quale logica si finanzia un operatore privato gravato da così tante ombre? Perché continuare a elargire fondi pubblici a chi, nel migliore dei casi, ha già dimostrato una gestione quantomeno discutibile? Chi controlla davvero? Chi verifica, al di là delle carte?

Più che un’operazione di “economia circolare”, questa sembra l’ennesima dimostrazione di un sistema che ruota su se stesso, dove i nomi cambiano ma i meccanismi restano sempre gli stessi: relazioni consolidate, assenza di trasparenza, zone grigie e denaro pubblico che alimenta un modello di gestione che di virtuoso ha solo la facciata.

Nel frattempo, la Regione Lazio applaude, partecipa alle inaugurazioni ma, soprattutto, paga.