La magistratura di Civitavecchia potrebbe riaprire il fascicolo dopo che Paolo Vergari, fratello di Elena, ha ottenuto copia di una lettera anonima accedendo agli atti
LADISPOLI – A vent’anni dalla scomparsa di Elena Vergari, il caso potrebbe tornare sotto i riflettori. Una lettera anonima, inviata nel 2017 alla redazione della trasmissione “Chi l’ha visto?”, indica con precisione un’area a circa 700 metri dall’abitazione della donna, in via Cairoli, dove sarebbe sepolto il suo corpo: un terreno vicino alla ferrovia, in corrispondenza del fosso Vaccina, attraversato da fognature e tunnel di cemento.
All’epoca, però, la Procura non autorizzò gli scavi.
La missiva, acquisita dai carabinieri della stazione locale, non portò a sviluppi concreti e le indagini furono archiviate, in particolare quelle a carico del marito della donna, considerato il principale sospettato.
Il caso è rimasto sospeso fino a pochi mesi fa, quando Paolo Vergari, fratello di Elena, ha ottenuto copia della lettera accedendo agli atti. Secondo le analisi svolte allora, chi scrisse la missiva lo fece indossando guanti, lasciando quindi il foglio privo di impronte.
La vicenda di Elena Vergari resta avvolta nel mistero.
La donna scomparve il 5 giugno 2005, al termine dell’ennesima lite con il marito, che lei sospettava di tradimento. L’uomo fornì versioni contrastanti su quelle ore: inizialmente parlò di un allontanamento volontario a bordo di una Mercedes con targa straniera; pochi giorni dopo, il figlio ricevette un messaggio rassicurante proveniente da una cabina telefonica e non dal cellulare della madre. Un dettaglio anomalo, considerando il legame stretto che Elena aveva con il ragazzo.
Per anni l’ipotesi della fuga volontaria è stata messa in discussione, ma non si è mai arrivati a una verità.
Oggi, con la riemersione di quella lettera anonima, la magistratura di Civitavecchia potrebbe decidere di riaprire il fascicolo e autorizzare finalmente gli scavi.