Il centrodestra ha deciso per le poltrone più ambite. Il portaborse di Tajani si aggiudica la chances a Palazzo Madama. Sulle Regionali i vertici spingono per lo scontro interno tra Bacocco e Marini
CIVITAVECCHIA – Il centrodestra ancora pericolosamente in stallo sul nome da candidare. Di certo hanno dimostrato, in queste tre ultime settimane, di essere tutto tranne che uniti. Veti incrociati, dispetti, antipatie personali, vendette ambizioni stanno pregiudicando il risultato che, sulla carta, appariva il più scontato e cioè quello delle regionali.
Ormai è chiaro che pur di perdere il comando della Regione Lazio sono disposti a candidare anche “Cacini“. Dopo le farneticazioni dei giorni scorsi si è passati all’attacco. Adesso Forza Italia ha proposto Gennaro Sangiuliano, vice direttore del TG1 che pochi da queste parti ricordano, o meglio conoscono.
Lo Scarpone Sergio Pirozzi ha rivelato che in cambio della sua rinuncia a fare il Governatore del Lazio in queste ore gli è stata proposta la vice presidenza della Regione ed una candidatura blindata al Senato; aggiungiamo noi una scatola di cioccolatini, una settimana bianca a Leonessa e tre visite guidate a Bruxelles.
Pirozzi ovviamente ha rifiutato.
Ancora una volta. I sondaggi dicono in modo inequivocabile che se lui non si ritira il centrodestra diviso non ha speranza di vincere nel Lazio. Per questo Silvio Berlusconi ha valutato la possibilità di convergere su Sergio Pirozzi anche ieri sera quando ha cenato in compagnia di Lorenzo Cesa.
Sono ore frenetiche. E ancora senza un candidato unitario per il centrodestra alle prese con il nodo della candidatura alla presidenza della Regione Lazio ma anche quelli dello Scarpone si augurano che il nome di Sangiuliano venga ufficializzato così inizierà finalmente la campagna elettorale.
Gennaro Sangiuliano da sempre vicino a Gianfranco Fini e Italo Bocchino (sue le strategie di comunicazione dal congresso di Bologna alla disfatta di Futuro e Libertà) è uscito dal cilindro magico di qualcuno che lo vorrebbe candidare solamente perché, essendo praticamente anonimo ai più, nel caso di sconfitta tornerebbe a lavorare in RAI con una maxi contratto offerto dalla nuova squadra di Governo.
Panoramica nazionale e regionale a parte dei “capiscioni” andiamo a vedere gli scenari locali. Il centrodestra ha trovato la quadra su Viterbo per quanto riguarda i candidati all’uninominale di Camera e Senato.
Mauro Rotelli di Fratelli d’Italia si è visto assegnare la sfida alla Camera dei Deputati. Un battaglia tutt’altro che facile visto la conflittualità nel centrodestra di questi ultimi anni e che difficilmente può essere sanata con nomine fatte all’ultimo momento per raccattare voti e simpatie. Rotelli però ha dalla sua un’ottima squadra e soprattutto una buona copertura su tutto il territorio.
A lasciargli il passo Francesco Battistoni che è stato spostato su un collegio decisamente più facile e cioè quello dell’uninominale del Senato.
Per opportunità politica è stato preferito a Sergio Caci che, quasi con un cronometro in tasca di qualcuno, si è visto recapitare una sfilza di accuse, tutte da dimostrare, ma utili a fargli perdere un seggio (anche vincente) vista l’amicizia che ha sul territorio civitavecchiese e con Battilocchio.
Dunque, dopo qualche anno in panchina come portaborse di Antonio Tajani viene premiato con un salto importante (sempre che sia in grado di vincere il confronto diretto).
Forza Italia però ancora non ha sciolto la riserva per i nomi che affiancheranno un perdente di razza alla prossima sfida elettorale, Dario Bacocco. All’ultimo momento si sono sfilate dalla lista le due donne date per papabili, Martina Tosoni di Tarquinia e Ida Maria Stella Fuselli di Orte.
Bacocco non vuole trovarsi difronte, nello scontro diretto sulle preferenze, il consigliere uscente di Cuori Italiani, Daniele Sabatini. Lui può contare su un buon numero di voti, E’ moderato. Piace. Potrebbe essere un ostacolo difficile sa superare. Meglio puntare su Giulio Marini che in queste ultime due settimane è stato svuotato di amici che fino a ieri lo sostenevano come Paolo Muroni (sottovalutare il leone ferito potrebbe però essere un errore fatale).
Dunque tutto ancora da decidere mentre Bigiotti continua la sua battaglia mediatica tra giapponesi, cinesi e koreani che gli permetteranno di diventare assessore nella prossima giunta Zingaretti (dice).
Le sorprese però non mancheranno. Sì perché in questa lunga, estenuante battaglia di attesa ci sono nomi clamorosi che ancora non sono usciti fuori e lo faranno solo quando i giochi saranno definitivamente chiari sul nome del candidato a presidente per il centrodestra. Nomi che potrebbero ribaltare le sorti di entrambi gli schieramenti.