Roma – Definitivamente confiscato il patrimonio dell’usuraio legato a Cosa Nostra e Banda della Magliana

Beni per oltre 3 milioni di euro entrano nel patrimonio dello Stato. La Cassazione chiude un’indagine durata anni

ROMA – La Divisione Anticrimine della Questura di Roma ha eseguito la confisca definitiva dei beni appartenuti a un usuraio romano di 83 anni, figura storicamente vicina alla mafia siciliana, alla Camorra, alla ’Ndrangheta e alla Banda della Magliana. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, è diventato irrevocabile dopo la recente decisione della Corte di Cassazione.

La confisca rappresenta il punto di arrivo dell’operazione “Ragnatela”, avviata nel 2021, attraverso la quale gli investigatori ricostruirono il lungo percorso criminale dell’anziano romano e di un suo associato calabrese, attivo nella zona dei Castelli Romani e ritenuto vicino alla potente cosca Piromalli di Gioia Tauro. Le indagini avevano permesso di accertare una sproporzione enorme tra i redditi dichiarati e il patrimonio accumulato, frutto – secondo gli inquirenti – di usura, riciclaggio e reimpiego di capitali illeciti.

Già nel marzo 2021 il Tribunale aveva disposto il sequestro dei beni, per un valore complessivo superiore ai tre milioni di euro. La confisca era arrivata nel maggio 2023, ma i due uomini avevano presentato ricorso. La Corte d’Appello, nel maggio 2024, aveva confermato il provvedimento per il soggetto calabrese; per l’83enne romano la Cassazione aveva disposto un nuovo giudizio, poi conclusosi con la conferma della confisca da parte della Corte d’Appello il 3 aprile 2025. L’ultimo ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile il 18 novembre 2025, rendendo la misura definitiva.

Il patrimonio ora acquisito dallo Stato comprende un complesso alberghiero e ristorante a Rocca di Papa, già assegnato alla Protezione Civile, un’unità immobiliare nella zona della Magliana a Roma e disponibilità economiche distribuite su diversi conti, per oltre 300 mila euro.

Durante le indagini, l’anziano usuraio aveva ammesso di essere stato per decenni un “uomo liquido”, a disposizione di diversi sodalizi mafiosi con il compito di movimentare e ripulire ingenti somme di denaro. Secondo gli inquirenti, non mancava di vantare con le sue vittime rapporti “intimi” con i vertici della Banda della Magliana e della mafia siciliana.

La Questura sottolinea che la confisca ha anche un forte valore simbolico: beni da sempre nella sfera delle organizzazioni criminali tornano ora alla collettività. L’83enne, pur colpito dalla misura patrimoniale, non è attualmente soggetto a provvedimenti restrittivi della libertà personale e vive a Roma.