ROMA – Un risarcimento danni che sfiora i 90 milioni di euro. E’ la richiesta avanzata dalle parti civili durante il processo in corso a Roma, che vede imputato il patron della discarica di Malagrotta, Manlio Cerroni, accusato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. Il Ministero dell’Ambiente ha chiesto 35 milioni di euro, mentre la Regione Lazio e il Comune di Roma ne hanno chiesti, rispettivamente, 30 e 22. Il legale che ha rappresentato il Ministero, ha puntato il dito contro «l’enorme danno ambientale» causato dalla condotta degli imputati.
L’avvocato della Regione, Antonio Villani, ha in vece sottolineato durante l’arringa che «dalle intercettazioni emerge il totale asservimento di dipendenti della Regione verso colui che chiamavano “Il Supremo”, cioè Cerroni».
Per il Ras di Malagrotta, il pm Alberto Galanti ha già chiesto 6 anni di reclusione. Sul banco degli imputati ci sono anche l’ex presidente della Regione Lazio, Bruno Landi, e Francesco Rando, braccio destro di Cerroni e amministratore unico – dal 2005 al 2012 – della Pontina Ambiente, la società proprietaria della discarica di Albano.
Per loro la procura chiede una condanna a 5 anni. Per Giuseppe Sicignano, già supervisore delle attività operative svolte presso gli impianti di Cecchina, sono stati sollecitati 4 anni di reclusione, mentre l’accusa ha chiesto 2 anni per Luca Fegatelli, già dirigente dell’area rifiuti della Regione Lazio, e per Raniero De Filippis, all’epoca dei fatti responsabile del Dipartimento del territorio della Regione Lazio.