VENEZIA – Il futuro della mobilità sarà anche a idrogeno. Toyota lo ha confermato una volta ancora con il sostegno all’operazione Energy Observer, un catamarano elettrico ad alimentazione “ibrida” (solare, eolica e idrogeno), che ha fatto tappa a Venezia. L’imbarcazione francese è stata varata nel porto di Saint Malò nell’aprile del 2017 ed è partita quale mese dopo, in luglio, da Parigi, per affrontare un giro del mondo di 6 anni che toccherà 50 paesi in ogni continente per un totale di 101 tappe. La più importante sarà nel 2020 a Tokyo, in occasione dei giochi olimpici dei quali il costruttore nipponico è partner.
L’impegno di Toyota è quello di ridurre le emissioni di CO2 del 90% rispetto ai valori del 2010 entro il 2050, ma anche di annullare il carico di anidride carbonica dei propri impianti entro la stessa scadenza. Il catamarano Energy Observer è un esempio di come le rinnovabili possano contribuire a modificare la mobilità del domani. L’imbarcazione – già impiegata da Peter Black per le regate – misura 30,5 metri di lunghezza e 12,8 di larghezza ed è stata espressamente modificata. È stata “rivestita” con quattro diversi tipi di pannelli solari che coprono una superficie di circa 170 metri quadrati. Dispone di due turbine e di una vela simile ad un paracadute (smart kite) da 50 mq per sfruttare l’energia eolica. Il surplus quotidiano di energia viene impiegato per la produzione di idrogeno: la capacità di stoccaggio è di 62 litri (8 bombole a bordo), anche se ad un pressione relativamente bassa. L’idrogeno alimenta una pila a combustibile che viene usata a seconda delle necessità. Anche per alimentare i due motori elettrici da 40 kW ciascuno in caso di assenza di sole o vento.
Il catamarano ha due equipaggi di 8 persone che si alternano a bordo con “turni” di tre settimane. Lasciata Venezia, la Energy Observer andrà in Puglia e completerà il giro del Mediterraneo dopo essere già stata quest’anno in Tunisia, Malta, Israele, Cipro, Grecia, Albania, Montenegro e Croazia. La strategia di Toyota non è diversa da quella dell’imbarcazione elettrica che ottimizza le risorse a seconda delle situazioni.
L’idrogeno, per la cui diffusione Toyota ha dato vita assieme ad altre grandi società (anche automobilistiche) all’Hydrogen Council, servirà per garantire alcuni soluzioni di trasporto. Ad esempio quelle pesanti ed a lungo raggio (veicoli industriali, autocarri e corriere) oppure per le auto destinate a percorrenze importanti. I veicoli puramente elettrici, Toyota li immagina piccoli e per la mobilità squisitamente urbana, mentre quelli ibridi e plug-in (quindi ancora con un motore a combustione anche se con combustibili meno inquinanti) per gli spostamenti a medio raggio.
Il futuro, insomma, è integrato per offrire l’auto giusta nel posto giusto al momento giusto. Pioniere dell’ibrido (33 modelli in gamma), Toyota ha già commercializzato 12 milioni di veicoli di questo tipo (punta ai 15 entro il 2020) la cui percorrenza ha permesso di ridurre di 90 milioni di tonnellate le emissioni di CO2. Dal 2025 l’intera gamma disporrà di almeno una variante elettrificata con l’obiettivo di vendere fino a 5,5 milioni di veicoli elettrificati l’anno con il 2030, un milione dei quali tra Bev (a batteria) o Fcev (a celle a combustibile).