Ladispoli – Ciontoli e Izzo, quella strana amicizia che fa ombra sulla morte di Vannini. La Procura ha in mano nuove carte prodotte da Vannicola

Le dichiarazioni dell’artigiano di Tolfa, hanno fatto aprire una nuova indagine che sembra si sia già arenata. Intanto spuntano nuove indiscrezioni (registrazioni) che potrebbero portare ancora guai al Maresciallo dei Carabinieri Antonio Izzo e al suo amico Antonio Ciontoli (in esclusiva documenti e trascrizione)

LADISPOLI – Omicidio Marco Vannini: la sentenza della Corte di Cassazione, attesa per il 20 febbraio prossimo, potrebbe ribaltare le sentenze di primo e secondo grado sulla famiglia Ciontoli.

E se davvero a sparare il 20enne fosse stato Federico Ciontoli, fratello della sua fidanzata, e non il padre Antonio? Esiste siffatta ipotesi dopo che Davide Vannicola (nella foto di apertura), artigiano amico dell’ex maresciallo di Ladispoli, Roberto Izzo, ha dichiarato a mezzo stampa e al magistrato che questa sarebbe la verità sul delitto Vannini. Chi gli ha esploso quel colpo di pistola il 17 maggio 2015 in casa Ciontoli? La magistratura inquirente, impegnata in nuove indagini, sta cercando di scoprirlo.

Secondo quanto riferito da Davide Vannicola, infatti, l’ex comandante dei carabinieri gli avrebbe confidato che a sparare non sarebbe stato Antonio Ciontoli, ma il figlio. Izzo, secondo la nuova testimonianza, avrebbe suggerito ad Antonio Ciontoli di prendersi la colpa dello sparo al posto del figlio proprio per proteggere il ragazzo. L’ipotesi non ha ancora trovato conferma investigativa ma potrebbe aprire una nuova pista proprio in vista della Cassazione.

I difensori della famiglia Ciontoli hanno bollato le dichiarazioni dell’artigiano di Tolfa, Davide Vannicola, come calunnie e frutto della mente di un mitomane.

Davide Vannicola fa ulteriori rivelazioni davvero importanti che potrebbero gettare una luce del tutto nuova su una vicenda troppo sbrigativamente portata a compimento dai giudici.

Il supertestimone spiega: “Il Maresciallo Izzo e Antonio Ciontoli? Avevano un patto. Non appena Izzo fosse andato in pensione, Ciontoli lo avrebbe aiutato a farlo entrare nei servizi segreti. Izzo impazziva all’idea di poter far parte dei servizi segreti e avrebbe fatto qualunque cosa per entrarvi”.

Vannicola, grande amico di Izzo all’epoca Comandante della Stazione dei Carabinieri di Ladispoli, aggiunge questo inquietante dettaglio a ciò che aveva già detto sulla vicenda. In particolare a Le Iene aveva detto: “Roberto Izzo mi disse che ad uccidere Marco Vannini è stato Federico Ciontoli, non suo padre Antonio. E fu proprio lui a suggerire a Ciontoli di prendersi la colpa di quanto accaduto”. Vannicola non parla ovviamente solo coi giornalisti ma ha già confermato tutti i suoi racconti anche al capo della Procura di Civitavecchia Andrea Vardaro e al sostituto procuratore Roberto Savelli. Secondo Vannicola Izzo gli avrebbe raccontato anche della telefonata fatta da Ciontoli pochi istanti dopo lo sparo a Marco Vannini: “Robè c’è mio genero con un colpo di pistola nella vasca da bagno, mi devi aiutare. Hanno fatto un guaio grosso, mi devi aiutare”.

Vannicola poi spiega perché gli inquirenti non hanno trovato traccia nei tabulati di questa telefonata: “Sicuramente il Maresciallo Izzo aveva un’altra utenza telefonica. Io stesso gli regalai un telefono dual sim. Credo che il secondo numero lo abbia dismesso nel 2016”.

Evidentemente non avevano tenuto conto che, proprio Vannicola, aveva con se anche dell’altro da raccontare e, soprattutto, da far vedere. In esclusiva, Etruria News, pubblica quei documenti consegnati alla Procura della Repubblica di Civitavecchia che attesterebbero un legame davvero eccezionale tra tra l’artigiano e il maresciallo dei carabinieri.

Quest’ultimo, infatti, avrebbe scritto, su carta intesta dell’Arma, una delega a Davide Vannicola per poter ritirare dall’ufficio postale, tutta la corrispondenza che sarebbe giunta a sua nome. Ecco i documenti fotografati e mostrati in anteprima: 

 

Ma non finisce qui. Infatti, qualche giorno fa, il legale di Davide Vannicola avrebbe consegnato alla Procura di Civitavecchia una registrazione, della quale riportiamo qualche stralcio, dove un ex sottufficiale della Guardia di Finanza, avrebbe fatto altre clamorose rivelazioni. Ecco una parte di quella conversazione registrata e trascritta consegnata agli inquirenti:

 

Ore 8.48 durata minuti 4.56

Allora l’informazione è questa qua: c’è un fascicolo all’interno della caserma dei carabinieri di Ladispoli dove è presente il fascicolo personale Ciontoli Antonio.

All’interno di questo fascicolo c’è una ‘informativa che riguarda una rapina o estorsione, di preciso non lo so questo, che il Ciontoli avrebbe fatto nei confronti di una mignotta.

A mia domanda, ma allora deve essere per forza presso la Procura di Roma, perché in genere le mignotte stanno sull’Aurelia prima del tredicesimo e quello è territorio di Roma o prov. di Roma la risposta è stata: col cazzo perché pare che proprio Izzo abbia in qualche modo, fatto in modo che l’area in cui ci sarebbe stato questo fatto fosse ricondotta presso la Procura di Civitavecchia.

Cioè praticamente che cosa ha fatto, quando credo che abbia preso sta denuncia de sta mignotta ha fatto in modo che il luogo dell’avvenuta rapina o cose del genere rientrasse nella giurisdizione della Procura di Civitavecchia.

Ora questa cosa e poi li chiaramente è dove Ciontoli è stato difeso da Gnazi.

Ora, come si può arrivare a questa cosa qua, si può fare, e questo Antonio (avv. Chiocca) lo può capire meglio de tutti, siccome Davide è stato tacciato di essere un millantatore e in qualche modo si potrebbe ipotizzare anche una specie di querela per quello che ha detto lui nella trasmissione no?

E si potrebbe fare una richiesta istruttoria di acquisizione del fascicolo di Antonio Ciontoli presso i carabinieri di Ladispoli da parte della difesa di Davide.

Questa è la prima ipotesi. La seconda ipotesi è che in realtà si potrebbe chiedere a Perugia sempre per gli stessi motivi, perché comunque qui si sta rischiando, questa è la verità che l’indagine possa passare per non fatta bene e che Davide possa passare per diffamatore o calunniatore.

Quindi c’è da valutarla immediatamente questa cosa.

 

Oppure terza ipotesi si va da Savelli e si dice: guardate (magari ce va Davide) chiaramente senza citare le fonti perché in realtà questa è una cosa che non si può fare, perché altrimenti metteremmo nei guai anche delle persone oneste e questa è una cosa che a me non mi va di fare assolutamente e chiedere in sede istruttoria questo tipo di acquisizione.

Perché li delineerebbe due cose primo la personalità di Ciontoli e secondo anche un’altra cosa, cioè il modus operandi di Izzo, cioè che era vicino a Ciontoli da sempre questo giustificherebbe il comportamento di Izzo che Davide ha descritto.

La terza cosa che è uscita e che non ho capito perché non ho voluto esagerare, ma pare che Gnazi sia stato difensore di Izzo in quale procedimento non lo so, non so se addirittura in una delle concussioni o anche il divorzio, però mi hanno dato per certo che Gnazi è stato difensore di Izzo.

Ore 8.49 durata minuti 0.50

oh ragazzi qua non se devono fa pazzie, questa non è una cosa che riguarda, con tutto il rispetto per Mercuri e la compagnia cantante, qui ci si sta avvicinando pian piano e adesso diciamo anche una parola ma esiste al nucleo che da tutto sto discorso che poi riguarda la morte di Marco Vannini, cioè questo è capitato al centro di un sistema che è, voglio dire che è assurdo e che come sostengo da sempre riguarda le forze dell’ordine, magistrati purtroppo anche avvocati me dispiace proprio ma è così

Ore 8.50 durata minuti 0.55

L’ossessione de Izzo per i servizi segreti, e sta vicinanza coi servizi segreti. Sai questo sia a livello millantatorio da parte de Ciontoli, però questo è uno molto lucido è uno che c’ha una figura veramente delinquenziale e in realtà per agire così sicuramente se sentiva molto forte perché vicino aveva qualche personaggio che altrettanto era forte, ma altrettanto bastardo, perché è capitato pure a me nella vita de sta vicino a persone forti ma innanzitutto m’avrebbero sempre impedito di millantare la loro conoscenza o parlare in nome loro