Il ministro della giustizia Alfonso Bonafede ha promosso una azione disciplinare nei confronti di Alessandra D’Amore, sostituto procuratore della procura di Civitavecchia che ha condotto le indagini sull’omicidio di Marco Vannini, il ragazzo di 20 anni ucciso con un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 a Ladispoli mentre si trovava a casa della fidanzata. La D’Amore, secondo il Ministro Bonafede, avrebbe violato “i doveri di diligenza e laboriosità arrecando un ingiusto danno alle parti offese” cioè la famiglia Vannini, inoltre nelle sue indagini su Antonio Ciontoli per l’omicidio di Marco Vannini “ometteva di compiere essenziali attività di indagine”.
La pm non avrebbe “sottoposto a penetranti verifiche l’iniziale ipotesi basandosi esclusivamente sulle dichiarazioni dell’indagato e di soggetti legati a quest’ultimo da strettissimi vincoli di parentela” che in quei momenti “avevano fornito versioni discordanti”.
Secondo il ministro Bonafede, la pm D’Amore inoltre avrebbe “omesso di disporre l’immediato sequestro dell’abitazione dei Ciontoli, lasciandola nella piena disponibilità delle persone sottoposte a indagine”. Il mancato sequestro della villetta avrebbe impedito di “rilevare e preservare le tracce del reato non macroscopiche”, come sangue o dna.
Tra i rilievi del ministro compare anche il mancato interrogatorio di tutti i vicini di casa dei Ciontoli: la pm D’Amore “si è limitata a sommarie informazioni di un unico nucleo familiare”. Gli approfondimenti della vicenda saranno trattati questa sera nel programma “Le Iene”, che da sempre monitora con attenzione il caso.