Riceviamo e pubblichiamo – Di seguito la nota di Bengasi Battisti e Fabio Valentini, rispettivamente coordinatore e consigliere provinciale di “Per i Beni Comuni”.
Il Presidente Nocchi, quale governatore delle acque del Viterbese, dovrebbe riprendere la titolarità decisionale e ricordare a Bossola di occuparsi della corretta gestione della società verificando attentamente i costi di gestione con la stessa oculatezza con cui si occupa delle morosità.
Il governatore delle acque del Viterbese, coerentemente con la sua posizione referendaria, dovrebbe affermare una gestione pubblica su base idrografica affinché i costi del diritto di accesso all’acqua non siano esclusivamente coperti dalla tariffa.
Fu proprio il referendum nazionale, dove i SI all’acqua pubblica superarono il 90%, a sottrarre l’acqua al profitto affermandola come diritto inalienabile introducendo la possibilità di gestioni con forme di diritto pubblico per sostenere gli ambiti più deboli dove la sola entrata dalla tariffa avrebbe reso i costi del bene indispensabile per la vita troppo elevato.
Il nostro territorio è tra quelle aree più deboli, per la notoria presenza di arsenico che impone potabilizzatori particolarmente costosi e per il basso numero di utenze rispetto alla lunghezza delle reti, dove la forma gestionale pubblica su base idrografica si rende necessaria anche per un sostegno dalla fiscalità generale.
Non è compito di Bossola ma del Presidente della Provincia quale governatore delle acque del Viterbese recepire e affermare la volontà dei cittadini viterbesi.
Chiediamo a Nocchi di chiarire a Bossola quali sono le sue funzioni e contestualmente inaugurare un percorso partecipato per superare la drammatica gestione Talete introducendo una nuova modalità pubblica e partecipata su base idrografica anche coerentemente con la legge regionale 5 votata all’unanimità e ancora non applicata.