L’ex senatore del Movimento 5 Stelle, divenuto famoso con Schettino, critica i presidenti delle autorità portuali e i comandanti delle Capitanerie:
CIVITAVECCHIA – Ieri, su un giornale telematico specializzato in shipping, è stata pubblicata una lunghissima intervista all’ex comandante della Capitaneria di Porto di Livorno Gregorio De Falco, passato velocemente dalla carriera militare a quella politica.
Nell’intervista a Ship Magazine il senatore Gregorio De Falco, ex comandante della Guardia Costiera, l’ufficiale che intimò con toni coloriti a Francesco Schettino a risalire sulla Costa Concordia in pieno naufragio, non usa mezze misure per definire quello che sta accadendo in queste settimane al largo delle coste italiane alle navi di Costa Crociera.
“Quando il ministro degli Interni era Matteo Salvini, i prefetti erano ammutoliti. Parlo del caso Diciotti: non lo dico io, ma il Tribunale dei Ministri di Catania. Tutta la catena di comando prefettizia, dal vertice in giù, era come pietrificata. Così come erano pietrificati, in misura meno rilevante, tutti i comandanti delle Capitanerie di porto. In questo momento, con il caso Costa Diadema prima, e Costa Mediterranea poi, è sotto gli occhi di tutti che sia i comandanti delle Capitanerie di porto sia i presidenti delle Autorità di Sistema portuali sembrano pietrificati, o meglio annullati. Il problema è che sono funzionari dello Stato, i quali dovrebbero avere la dignità di decidere visto il ruolo che ricoprono, anche contrastando il potere politico. Il loro silenzio costituisce una sostanziale abdicazione ai propri doveri”.
“E’ inammissibile che il sindaco di Civitavecchia oppure il Governatore della Campania possano dire che una nave italiana non possa attraccare nei rispettivi porti. Ma questi due porti non sono in Italia?”.
“Quando il ministro degli Interni era Matteo Salvini, i prefetti erano ammutoliti. Parlo del caso Diciotti: non lo dico io, ma il Tribunale dei Ministri di Catania. Tutta la catena di comando prefettizia, dal vertice in giù, era come pietrificata. Così come erano pietrificati, in misura meno rilevante, tutti i comandanti delle Capitanerie di porto. In questo momento, con il caso Costa Diadema prima, e Costa Mediterranea poi, è sotto gli occhi di tutti che sia i comandanti delle Capitanerie di porto sia i presidenti delle Autorità di Sistema portuali sembrano pietrificati, o meglio annullati. Il problema è che sono funzionari dello Stato, i quali dovrebbero avere la dignità di decidere visto il ruolo che ricoprono, anche contrastando il potere politico. Il loro silenzio costituisce una sostanziale abdicazione ai propri doveri”.
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