ORTE – “Abbiamo sempre sostenuto che l’Amministrazione comunale di Orte gestisse in maniera poco chiara i buoni spesa che lo Stato aveva erogato per le famiglie in difficoltà ed avevamo ragione purtroppo. Proprio leggendo come si è espressa l’Autorità Nazionale Anticorruzione nel comunicato del 27 maggio scorso, emerge una situazione incresciosa, sulle gravi mancanze ed inefficienze dell’Amministrazione comunale sulla quale questi Amministratori dovrebbero fare chiarezza”.
A dichiararlo il gruppo politico “Direzione Domani” di Orte, “facciamo un passo indietro – dicono – i buoni spesa consistono in dei soldi pubblici che i Comuni hanno e devono mettere a disposizione ai nuclei familiari che versano in situazione di difficoltà economico-finanziaria a seguito della pandemia per l’acquisto di beni essenziali di prima necessità. Per questo motivo, seguendo le linee guida dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, i Comuni sono tenuti a pubblicare, innanzitutto, i criteri e le modalità di erogazione dei buoni sotto la sezione di primo livello. “Sovvenzioni, contributi, sussidi, vantaggi economici” (che nel sito del comune di Orte è assente) nonché gli atti di concessione dei buoni per la spesa alimentare adottati dai Comuni.
Seppure è possibile in alcuni casi fare deroga all’obbligo di pubblicazione degli elenchi, sarebbe un segnale di trasparenza, la pubblicazione degli aventi diritto (magari solo attraverso il numero di protocollo) soprattutto quando il Comune decide di ridurre in modo arbitrario la parte restante giustificandola come “vista la numerosa richiesta”: la possibilità di fare la richiesta è stata data una volta soltanto e per la quale già era stato definito il bonus.
La domanda è: a chi sono andati gli oltre 92.000 euro? Dove sono finiti i soldi dello Stato? Recenti delibere parlano di 10.000 euro per 200 pacchi spesa dati a chi non ne aveva bisogno. Oltre 70.000 euro di buoni spesa senza dire a chi e come e anzi ridotti senza giustificato motivo.
Noi non chiediamo certo la pubblicazione dei nomi di chi ha beneficiato di questi soldi ovviamente, la privacy prima di tutto, ma vedere particolarità come queste e in contemporanea le regalie dei pacchi pasquali dati non si sa a chi, non si sa con quale criterio, non si sa con quali soldi, lascia spazio a troppe domande che meritano risposta.
Questo agire amministrativo lascia pensare che il sindaco Giuliani, i suoi assessori e consiglieri si stiano pagando la campagna elettorale con i fondi dello Stato facendo passare per concessione quello che di fatto è un diritto destinandolo in forme poco attinenti la funzione pubblica e più quella clientelare o privatistica: noi siamo certi che non sia così ovviamente e appunto per questo, per fugare ogni dubbio, chiediamo con forza che rendano pubblici i dati. Rendete vano l’adagio di andreottiana memoria.
Ad avvalorare la nostra richiesta c’è la decadenza della sospensione degli obblighi di pubblicazione in capo alle amministrazioni comunali cessata il 15 maggio”.