Difficile trovare un sostituto con lo stesso profilo. I conti lasciati da sistemare sono giganteschi e fuori dalla portata di chiunque. Le sue dimissioni servano da monito
VITERBO – Sembrava strano che un super manager dello spessore e capacità di Biagio Eramo avesse accettato l’incarico di rimettere in sesto la disastrosa situazione economica della Talete.
Lo avrà fatto per non dire no a qualche amico importante della politica ma, domenica scorsa, la svolta che a breve vi racconteremo.
Era stato nominato dall’assemblea dei sindaci il 24 febbraio con 24 voti favorevoli e due astensioni. Pare che il motivo della sua rinuncia all’incarica sia dettato dal fatto di non poter garantire la presenza fisica a Viterbo per gestire la patata bollente.
“E’ chiaro che se uno accetta – dice Arena – poi deve dare la disponibilità sia sulla professionalità che sulla presenza Questa decisione mi lascia quindi un po’ sorpreso”.
Gli idonei erano tre: oltre a Eramo anche Michela Ticciati, responsabile dell’Acquedotto del Fiora, e Sergio Rossi, architetto anche lui nell’Acquedotto del Fiora. Con tutto il rispetto per le capacità di Rossi, mettere un architetto alla guida della Talete è come dare la macchina di Formula Uno di Hamilton a Cristiano Malgioglio.
Detto questo torniamo a domenica, quattro giorni dopo la proclamazione, giorno in cui, Il super manager dalle indubbie capacità come Biagio Eramo rinuncia all’incarico. Decisione maturata dopo aver letto carte e bilancio lasciati in eredità da Andrea Bassola, dalle quali, secondo la lettura, non emerge possibilità di salvezza: super stipendi a manager e dirigenti inutili pagati per anni. Acqua con costi improponibili e una voragine economica imponente con cause e vertenze in corso che non permetteranno a nessuno di riuscire nell’impresa, e visto che lavorare per fallire non piace a nessuno, Eramo ha voluto andarci cauto.
Biagio Eremo avrebbe confidato ad un amico di aver trovato una situazione molto diversa da quella che gli era stata prospettata. Una situazione così complessa che rischiava di compromettere un curriculum immacolato come il suo con un fallimento inevitabile.
A questo punto la via più breve è quella del commissariamento e la successiva consegna dei libri in tribunale. L’immediata azione di responsabilità a carico degli amministratori degli ultimi dieci anni. Chi ha ridotto la Talete in queste condizioni deve pagare in proporzione alle stratosferiche bollette che i cittadini si sono visti recapitare per sanare il bilancio e per continuare a pagare stipendi da centinaia di migliaia di euro come tutt’ora avviene per alcuni dirigenti.
Se Biagio Eramo ha detto stop è un brutto segno, soprattutto per il sindaco Giovanni Arena.
“Bisognerà valutare gli altri due o eventuali nuove candidature. Deve essere riconvocata a brevissimo l’assemblea dei sindaci. Si rifarà la stessa procedura dell’ultima volta – conclude Arena – ma resto sorpreso, ormai davo per scontata l’accettazione”.