TERNI – Riceviamo e pubblichiamo – C’è chi pensa che i servizi pubblici siano di per sé costosi, inefficienti, forse anche un po’ superati, e che sia difficile riformarli per metterli al passo con i tempi.
Ecco, allora che le società private assumono un ruolo sempre maggiore nell’erogazione dei servizi pubblici, visto che le istituzioni hanno perso il senso del bene comune. Nel caso dell’ASM (Azienda Servizi Municipalizzati) di Terni, un patrimonio di tutta la comunità cittadina, affiancare alla parte pubblica una partecipazione privata tra il 35 e il 49% nella logica di rilanciare l’attività, si pensa sia la soluzione giusta per ridare vigore ad un gioiello della Comunità che già scoppia di salute. La popolazione chiede di creare servizi pubblici efficaci volti a soddisfare i bisogni primari e a rispondere alle sfide sociali, ambientali e climatiche. Questa partecipazione qualche olezzo l’espande. I cittadini ternani dovrebbero guardare di più al conseguimento degli obiettivi dell’Azienda e condividere democraticamente con essa ogni decisione. L’ASM ha un ruolo strategico che gestisce servizi strategici, quali rifiuti ed energia. Le scelte fatte in direzione della privatizzazione quasi mai hanno prodotto benefici, tanto che spesso s’è reso necessario tornare sui passi e municipalizzare di nuovo i servizi nell’ottica di abbattere costi e tariffe, migliorare la qualità del servizio con operazioni straordinarie ed effettuare attente scelte organizzative interne. Nel caso in questione, la privatizzazione dell’Azienda, patrimonio rilevante dei ternani, seppure in forma parziale, comporterà quasi certamente una fornitura di servizi a costi maggiorati che peseranno sulla cittadinanza e la realizzazione di strategie di transizione energetica e ambientale secondo logiche diverse dalla proprietà pubblica con effetti anche sui lavoratori. Se il piano di privatizzazione dovesse passare, a Terni si continuerà a bruciare rifiuti per i prossimi 30 anni. Ciò che occorre sono politiche di investimenti in impianti capaci di valorizzare la fase del riciclo dei materiali raccolti in maniera differenziata e ridurre tutto quello che deve andare a smaltimento. Non servono politiche di austerità e privatizzazione, mascherate dietro dichiarazioni che convincono poco e niente: “Per il futuro la strada individuata è quella non di una vendita, ma di un potenziamento dell’azienda che dovrà sempre rimanere a maggioranza pubblica”. Il timore di una vendita è forte. Il pericolo di lasciare al privato una ricchezza cittadina non è peregrino. E allora, la mobilitazione è d’obbligo. La vendita, seppure parziale, e il ritorno dell’incenerimento, se questo è l’intendimento dell’attuale maggioranza, rappresenterebbero un sicuro fallimento del progetto politico di questa amministrazione. Serve vigilare, perché ai propositi non seguano i fatti.
Direttivo Circolo PD Moro-Berlinguer