La “zincomania ciociara” snobbata dalla regione che ha lasciato i Comuni della provincia in balia degli eventi. Perché Arpa non interviene immediatamente per effettuare controlli sui rifiuti per dare il via libera al conferimento in altri impianti?
FROSINONE – Da alcuni giorni i comuni della provincia di Frosinone non raccolgono più i rifiuti indifferenziati, dopo che lo stabilimento Saf di Colfelice ne ha annunciato il blocco dei conferimenti.
La società pubblica guidata da Lucio Migliorelli (ex capo della segreteria di Mauro Buschini quando quest’ultimo guidava l’assessorato all’Ambiente e Rifiuti) ha preso questa decisione comunicando ai comuni che il valore dello zinco riscontrato nel prodotto finale è troppo altro.
Da dove è spuntato fuori?
Sembrerebbe, inoltre, che il problema si era già presentato ad agosto quando l’Arpa, negli scarti trattati dalla Saf e inviati nella discarica di Albano, trovò valori di zinco due volte superiori ai limiti di legge.
La presunta presenza di zinco, comunque, un risultato lo ha ottenuto: chiusura dell’impianto di Colfelice e piena emergenza con i cittadini ciociari costretti a trattenere i rifiuti indifferenziati nelle proprie abitazioni.
Ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale perché gli impianti per risolvere l’emergenza ci sarebbero ma, giustamente, visto quanto appreso dagli organi di stampa, sarebbero disponibili soltanto ad alcune condizioni.
La Csa di Castelforte, ad esempio, attende un provvedimento della Regione Lazio: senza un’ordinanza non intendono dare seguito alle richieste pervenute dai Comuni.
Per Rida Ambiente di Aprilia, che ha ricevuto decine di richieste dai comuni ciociari, il via libera giungerà a condizione che arrivino rassicurazioni, con le opportune certificazioni, sul problema dello zinco.
Allora dove è il problema?
Nelle lettere inviate ai comuni della provincia di Frosinone, Rida ha ribadito di avere la capacità per soddisfare l’intero fabbisogno provinciale, peraltro senza tenere conto dei limiti della percentuale della differenziata. Allora, se il problema è la verifica della eventuale presenza dello zinco, perché Arpa e la regione Lazio non si attivano per effettuare le opportune analisi? Parliamo di verifiche che richiedono al massimo 24 ore di tempo.
La regione Lazio, invece, attraverso la nota inviata dal dirigente Wanda D’Ercole, si è limitata a sollecitare i Comuni a trovare autonomamente un impianto. Nessuna ordinanza e nessuna analisi dei rifiuti da conferire. Ed in questo modo gli impianti sono fermi (anche se hanno capacità di ricevere rifiuti) e l’emergenza continua.
Un gioco da cui è difficile uscirne fuori. Se la regione è immobile e gli impianti interpellati non si caricano (giustamente) rifiuti che altri non possono prendere, sembrerebbe rimanere una sola strada: aprire il Tmb di Guidonia?
Un percorso che sicuramente non sarà ostacolato dal bluff dell’area ad alto rischio ambientale calata sulla ex discarica sita in località Inviolata a Guidonia. Fumo negli occhi dei cittadini per giustificare politicamente le scelte della nuova alleanza PD M5S.
Sembra quasi (ma non vogliamo crederci) che qualcuno stia provocando volutamente l’emergenza sul territorio. I sindaci e il presidente della Provincia di Frosinone, Antonio Pompeo, si chiedono: «Perché per le emergenze delle altre province, Roma e Latina, sono state fatte delle ordinanze ad hoc e la provincia di Frosinone se n’è dovuta sempre fare carico, mentre ora i Comuni ciociari vengono lasciati soli a gestire il problema?». Farebbero bene a rivolgere lo sguardo in direzione Guidonia. Sarà l’apertura del Tmb a risolvere l’emergenza rifiuti? Ai posteri l’ardua sentenza.