ROMA – “Sono stata chiamata dagli operatori delle ambulanze Ares118 ferme fuori dall’ospedale S. Andrea di Roma e ho trovato una situazione a dir poco terrificante.
Dopo aver chiesto l’elenco dei mezzi bloccati ho potuto verificare il numero di ben 13 ambulanze ferme di cui una addirittura in blocco dal giorno prima.
Accadono anche situazioni raccapriccianti come quella a cui ho potuto assistere personalmente e che si è in parte attenuata anche grazie al mio intervento.
Parlo di una persona anziana in attesa da 4 ore, ferma su una barella all’interno di uno dei mezzi bloccati, senza alcuna assistenza e nell’impossibilità anche di poter espletare i propri bisogni fisici”.
“Una problematica che, mi è stato riferito, è propria non solo di questo nosocomio ma anche di molti altri nella regione e, se prima questa situazione si verificava per lo più in seguito alla mancanza di barelle negli ospedali che consentissero di liberare quella dell’ambulanza, ora dipende anche dall’aumento di affluenza dovuta alla nuova ondata Covid.
Abbiamo personale medico e sanitario, sottodimensionato e ridotto allo stremo che da due anni sta reggendo ad una situazione di emergenza continua e solo grazie a loro non collassa.
“Chi dovrebbe invece alzarsi dalla poltrona e cercare di ottimizzare i servizi sono tutti i dirigenti preposti che sembrano non rendersi conto dello stato in cui si trova il sistema sanitario oggi. Le ambulanze all’interno del solo territorio romano dovrebbero coprire un raggio massimo di 10 chilometri, c’è stato invece chi è dovuto andare da Centocelle a Prima Porta perché le 6 postazioni intermedie erano già impegnate e, questo, è solo uno dei tanti casi.
Mi chiedo come pensino di arginare questa situazione i vertici di Ares118, quali siano i piani del Direttore Generale che ho più volte chiamato anche per comprendere i criteri con cui è stato portato avanti il concorso per gli autisti di ambulanze che non ha differenziato i conducenti di trasporto pacchi da coloro che guidano da anni i mezzi di soccorso”.
“Allo stesso tempo chiedo all’Assessore D’Amato se pensa di arginare questa ondata tra reparti chiusi e personale mancante, solo con l’invito a sottoporsi alla vaccinazione e la creazione di nuovi ospedali quando ne abbiamo già esistenti ma chiusi. Non posso restare in silenzio davanti a tutto questo sfacelo e continuerò ad essere la loro spina nel fianco anche perché non ho accettato compromessi per rimanere libera di continuare a denunciare tutto questo, nell’interesse dei cittadini della Regione Lazio”