VITERBO – I militari della Guardia di Finanza di Viterbo e personale della Sezione Polizia Stradale di Viterbo hanno eseguito una misura di prevenzione patrimoniale che ha portato alla confisca di primo grado su beni, disponibilità finanziarie e quote societarie, per un valore di oltre 8 milioni di euro, nella disponibilità di un noto imprenditore viterbese dedito al commercio di autoveicoli d’importazione, in quanto ritenuto fiscalmente e socialmente pericoloso.
Tra i beni oggetto di confisca numerosi immobili e auto, un’imbarcazione del valore di circa 400mila euro, quote di società operanti in settori come commercio di autoveicoli e motocicli, attività immobiliari: il tutto riconducibile all’uomo ma, sotto il profilo prettamente giuridico, fittiziamente intestato a distinte società di capitali.
Il provvedimento cautelare costituisce un ulteriore capitolo di una operazione di Polizia Giudiziaria ed Economico-Finanziaria, iniziata nel 2017 in collaborazione tra le due forze di Polizia sotto l’egida della Procura della Repubblica di Viterbo, nel corso della quale l’imprenditore era stato denunciato e arrestato, insieme ad altre 5 persone, per aver organizzato, in associazione, un sodalizio criminoso dedito stabilmente all’importazione e alla commercializzazione di beni in evasione d’imposta.
Attraverso questo sistema fraudolento, basato in buona sostanza sull’emissione e sull’utilizzo di fatture per operazioni commerciali inesistenti, la falsificazione di documenti amministrativi, l’impiego di false dichiarazioni sostitutive di atto notorio, era stato possibile all’organizzazione criminale omettere il versamento a favore delle casse dell’erario di Iva dovuta pari a
5.400.000,00 euro e di Ires pari a 1.500.000,00 euro.
Le Fiamme Gialle viterbesi e gli agenti della Stradale hanno ricostruito la lunga storia criminale dell’uomo, caratterizzata dal compimento di reati per gran parte diretti a consentire una evasione fiscale ‘pluriennale e colossale’, circostanze che evidenziavano una ‘pericolosità sociale e fiscale, storica, concreta ed attuale’.
L’imprenditore avrebbe infatti accumulato, quantomeno dal 2007 al 2017, tramite le numerose persone giuridiche di comodo a lui riconducibili, un notevole debito verso l’Erario.
Veniva dunque dimostrata l’incoerenza dei modesti redditi dichiarati dalla persona fisica oggetto del Provvedimento rispetto ai rilevanti investimenti incanalati a beneficio delle attività commerciali a lui riconducibili, tanto da far ritenere che essi erano stati finanziati, in realtà, dai profitti delle numerose condotte delittuose commesse nel tempo.
L’indebito risparmio fiscale così ottenuto dai sodali, veniva ‘investito’ collocando i beni sul mercato a prezzi estremamente vantaggiosi, a discapito delle imprese concorrenti operanti nel pieno rispetto della normativa fiscale.