Una città invasa da candidati si appresta a votare il prossimo sindaco, che con grandi probabilità sarà una donna
VITERBO – Posta elettronica e cartacea prese d’assalto da lettere, biglietti da visita elettorali e fac-simile.
Chat private ostruite di incalzanti messaggi. Fino ai più audaci che tentano perfino la telefonata al vicino di culla, mai più visto da quando nati, in quel di Belcolle.
Chilometri di carta, ci auguriamo riciclata, con fiumi di sostantivi che sono sempre gli stessi: creazione, recupero, valorizzazione, completamento, potenziamento, rilancio, restauro, promozione, digitalizzazione.
Difficile scegliere il sindaco “doc” di fronte ai tanti meravigliosi contenuti: nuovi parcheggi, fuori terra e dentro terra, mercato coperto, mercato scoperto, economia verde, economia blu, copertura della ferrovia, soppressione della ferrovia, Viterbo città Termale, Viterbo città Papale, Viterbo città Legale.
Più alloggi sociali per tutti, più alberi piantumati, più illuminazione, più telecamere. Nuovi posti di lavoro, nuovi servizi, nuovi quartieri.
La decisione il 12 giugno ai cittadini, che una volta letti i corposi, ridondanti e scontati programmi, pieni di buoni propositi dove nessuno propone un’eruzione vulcanica della Palanzana o la soppressione di tutte le pasticcerie presenti in città, sceglieranno tra liste apparentemente civiche e coalizioni concretamente trasversali, nel senso più trasgressivo del termine, dove la poltrona ha sostituito l’ideologia.
Accozzaglie di transfughi che hanno dato disponibilità a qualsiasi compromesso pur di occupare la Sala d’Ercole e disorientati poveri cittadini messi lì a fare numero, compongono la tornata elettorale del “più siamo, più contiamo”.
Ed è nel segreto delle urne, che le papabili sindache, raggiunta la visibilità sperata, fatta di parole, promesse, passeggiate musicali o cantate, e caffè al bar, dovranno fare i conti anche con la parte più nascosta degli elettori, quella che non si quantifica, e che guarda al di là del mood “candidato a sindaco” e dei programmi tutti belli: la parte empatica. Il cuore pulsante dei cittadini, che riguarda quella intima “connessione” emotiva con il sentimento popolare, e che non contempla la presunzione e l’irritabilità di candidati che “bannano” chi non sta dalla loro parte, ma al contrario guarda alla capacità di stabilire una relazione legata non a promesse, progetti o strategie momentanee, ma a piccoli e spontanei gesti fatti di educazione, pacatezza, ed equilibrio. Qualità che possono rivelarsi fondamentali nella costruzione dell’idea di primo cittadino. Eppure c’è chi non riesce ad andare oltre metodi, strategie e dettagliate pianificazioni, e sfondare nel cuore dei viterbesi, che voteranno anche per sentimento e affinità soprattutto “elettive”.
b.f.