Le anticipazioni sul contenuto dell’inchiesta giornalistica hanno creato forti preoccupazioni in tutto il Lazio
ROMA – Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa inviata dall’avvocato di Manlio cerroni, Alessandro Diddi: “Leggiamo oggi con sconcerto sulla stampa quanto avrebbe riferito il Gen. Vadalà alla Procura della Repubblica di Roma in merito ai collegamenti che Manlio Cerroni avrebbe avuto con la criminalità organizzata.
Purtroppo la genericità delle notizie non consente neppure di azzardare una risposta in fatto come, in questi casi, e come nostro costume, si dovrebbe fare.
Ci sia consentito però puntualizzare due cose.
La prima: già qualche anno fa la Procura di Roma aveva ipotizzato collegamenti di Manlio Cerroni con la criminalità organizzata. L’inchiesta è finita, come era ovvio, con una richiesta di
archiviazione.
La seconda: chiunque abbia messo in giro notizie del genere di quelle che sono state fatte circolare oggi può sin da ora sapere che sarà denunciato per calunnia.
Spiace notare che, nonostante quanto accertato in sede giudiziaria e quanto dichiarato da autorevoli rappresentanti delle Istituzioni in varie sedi, qualcuno pensi di poter eliminare Manlio Cerroni, tra i possibili candidati per risolvere i problemi dei rifiuti a Roma, alimentando il venticello della calunnia”.
interviene sulla vicenda anche l’ingegnere Achille Cester che per anni ha lavorato a fianco del “Supremo”:
“Leggo con stupore l’articolo apparso su Repubblica e su Il fatto Quotidiano di oggi . Non è la prima volta che, in particolare Repubblica, forza gli articoli mettendo in cattiva luce gli operatori del settore. Io stesso sono stato coinvolto in un caso simile ed alla fine mi sono stati rimborsate le spese legali ed i danni di immagine. Credo che Cerroni abbia sempre fatto bene e nella sua lunghissima storia imprenditoriale lo ha sempre dimostrato.
Conosco l’avvocato Cerroni dal 1985 e sono a conoscenza del fatto che è stato l’unico in grado di tenere lontano dai rifiuti Roma le mani di tutti gli operatori poco puliti che negli anni hanno cercato di dare l’assalto al business della monnezza. Le tariffe praticate alla città di Roma erano circa 1/3 di quelle pagate in altre parti d’Italia. Con ciò privilegiando una scelta economica che rimandava nel tempo con tecnologie migliori e prezzi inferiori l’onere della post chiusura“.