ANZIO – Si chiamano A. e A. (rispettivamente del 2001 e 1996) sono i due fratelli nati in Italia da genitori magrebini che ieri sera intorno alle 22 si sono presentati dai carabinieri.
A confessare l’omicidio del pugile dilettante Leonardo Muratovic però è stato il fratello più piccolo. Ieri sera in caserma non si è svolto l’interrogatorio, i due ragazzi sono stati trasferiti nel carcere di Velletri e il pubblico ministero titolare dell’inchiesta ha disposto il fermo per entrambi che sarà o meno convalidato dal gip in sede di interrogatorio (atteso al più tardi per venerdì mattina).
Nonostante la confessione di uno dei due fratelli si deve accertare o escludere il coinvolgimento dell’altro.
«Ho fatto tutto io, mio fratello non c’entra. È stata una lita finita male, una disgrazia. ll coltello non era mio, lo aveva il pugile». È quanto avrebbe detto il 20enne di origini magrebine nel corso di dichiarazioni spontanee ammettendo di essere l’autore dell’omicidio di Leonardo Muratovic, il pugile di 25 anni ucciso sabato notte a coltellate fuori ad un locale di Anzio, centro del litorale romano. Il giovane si è costituito assieme al fratello di 25 anni ieri alla stazione dei carabinieri Gianicolense a Roma.
Per entrambi la procura di Velletri ha disposto il fermo per concorso in omicidio. Fornendo una sua versione dei fatti il ragazzo, assistito dallo studio legale Gasperini-Fabrizi del foro di Roma, ha detto che la lite è scoppiata all’interno di un locale per poi proseguire all’esterno. I due fermati sono attualmente detenuti nel carcere di Velletri e nei prossimi giorni dovranno affrontare l’interrogatorio di convalida davanti al gip.