Sui territori l’invasione dei raccomandati a danno dei locali. Clamoroso il caso viterbese dove ad essere escluso è Enrico Panunzi che adesso medita di abbandonare anche la Regione
ROMA – La Direzione convocata prima alle 11, poi alle 15, poi alle 20 e infine alle 21 e 30 per iniziare alle 22 è riuscita a chiudere solo a notte fonda il file delle candidature.
Il segretario Letta aveva immaginato di chiudere tutto nella mattinata di Ferragosto per sfruttare la giornata senza quotidiani (oggi) e confidando in una minore incisività degli altri media – siti, radio, social e tv all news -.
Tutto pur di evitare la gogna dei resoconti giornalistici. Neppure il favore delle tenebre lo ha aiutato ad evitare il massiccio interessamento dei giornalisti non in ferie. E l’inevitabile impietoso giudizio su come è stata gestita anche questa partita. Il commento più gentile da parte di alcuni parlamentari interpellati in giornata è stato questo: “Oramai il Pd è in balia delle correnti, una guerra per bande dove ciascuno cerca di accaparrarsi i posti migliori. E i più numerosi”.
E’ lunga la lista degli esclusi eccellenti. E riguarda tutte le correnti. In cerca di un criterio, si può dire che Letta e il pleinpotenziario Meloni “hanno tagliato le parti marginali di un po’ tutte le correnti”. Fuori Monica Cirinnà, la senatrice paladina delle Unioni Civili ai tempi del governo Renzi, in quota Bettini, potrà dedicarsi alla cura della cuccia dei cani. Visto mai che possa trovare nuovamente qualcosa dentro?
“La vedo dura fare le battaglie per i diritti civili senza di me” ha detto ieri la moglie di Esterino Montino lasciando i Nazareno. Fuori anche la senatrice Valeria Fedeli, le deputate Caterina Biti e Alessia Morani (Base riformista); Monica Nardi, la presidente della Commissione Attività produttive tra base Riformista e sinistra orlandiana; la senatrice ed ex ministro Roberta Pinotti e la deputata Rosa Maria Di Giorgi (area Franceschini); un economista di razza come Tommaso Nannicini e il costituzionalista Stefano Ceccanti garante e soluzione di tante diatribe in aula e in Commissione Affari costituzionali.
Letta ha deciso di blindare nel collegio di Bologna Pierferdinando Casini “perché saprà tutelare la nostra Costituzione da appetiti spaccatutto”. E sembra aver preferito Arturo Scotto (Articolo 1) inserito al secondo posto (sicuro) nel proporzionale Camera Pisa-Livorno mentre al Professore è stato offerto il 4 posto. Spiegandogli che è sicuro. Informazione che non combacia con le analisi dell’Ufficio studi della Camera.
Questa la griglia ai blocchi di partenza quando alle 23 e 30, al quinto rinvio, è iniziata la Direzione. La sala che affaccia sulla terrazza è piena, al tavolo della Direzione due uomini – Letta e Meloni – e tre donne: la presidente Puppo, Debora Serracchiani e Anna Ascani. In platea anche il sindaco di Firenze Dario Nardella e la segretaria del Pd toscano Simona Bonafè: la Toscana è stata scambiata per la cassaforte dove calare dall’alto gli intoccabili, i garantiti, per lo lo più quelli di Articolo Uno (Enrico Rossi e Arturo Scotto) al posto dei tanti deputati e senatori, soprattutto di Base Riformista, la ex corrente dei renziani. Sindaco e segretario hanno provato a vigilare. Ma hanno salvato molto poco del loro territorio: Andrea Marcucci e Dario Parrini sono gli unici ex renziani doc sopravvissuti alla “strage” delle liste. A parte le due capogruppo Malpezzi e Serracchiani, tutelate per legge in quanto capigruppo uscenti. Fuori, ma per scelta personale, anche altri due big del partito: Marina Sereni e Roberta Pinotti. dovrebbe invece rientrare Sandra Zampa.
Letta correrà da capolista alla Camera in Lombardia e Veneto, Carlo Cottarelli sarà capolista al Senato a Milano, il virologo Andrea Crisanti sarà candidato capolista nella circoscrizione Europa. Quattro under 35 correranno da capolista, Rachele Scarpa, Cristina Cerroni, Raffaele La Regina, Marco Sarracino. Stefano Ceccanti sarà candidato al proporzionale in Toscana al quarto posto, dicono fonti dem, subito smentite però dal diretto interessato.
Tantissime polemiche e proteste per la esclusione di alcuni esponenti Dem di prima linea.
I territori hanno subito una vera e propria invasione di raccomandati. Danni mostruosi compiuti da Letta come ad esempio nel collegio Lazio 1 della Camera dove è stato escluso il re delle preferenze del Partito Democratico Enrico Panunzi. Quest’ultimo non l’ha presa bene e, con tutta probabilità, passerà ai saluti anche alle prossime regionali.