Consiglio regionale dell’Umbria: indagini sulle spese dei gruppi consiliari

La procura di Perugia ha aperto un fascicolo contro ignoti per peculato. Guardia di finanza a Palazzo Cesaroni. Umbria e Toscana sono le uniche due regioni d’Italia dove non si è mai saputo nulla delle spese dei consiglieri regionali. Tuttavia la Corte dei Conti ha evidenziato già da qualche anno irregolarità e mancanza di controlli

PERUGIA – A pochi minuti dalla mezzanotte le luci in alcuni uffici di palazzo Cesaroni, sede del consiglio regionale, erano ancora accese. Dentro però non era riunita l’assemblea o una delle commissioni permanenti: dopo una prima acquisizione fatta tre giorni fa infatti, venerdì mattina nelle stanze della sede del consiglio regionale sono tornati gli uomini della guardia di finanza per acquisire una serie di documenti. Intorno alle indagini c’è massimo riserbo ma secondo quanto filtra tutto partirebbe dalla procura della Repubblica di Perugia, che avrebbe aperto un fascicolo, privo di indagati ma con l’ipotesi di reato di peculato. Secondo quanto risulta le acquisizioni di documenti si sono concentrate intorno alle spese dei gruppi consiliari di palazzo Cesaroni. Non quelle dell’attuale legislatura, partita a luglio del 2015, bensì quelle del passato quinquennio e in particolare gli anni 2011 e 2012.

I conti I finanzieri, che erano stati anche nei giorni scorsi in consiglio regionale, hanno acquisito carte in tutti gli uffici, relative sia a gruppi che non ci sono più che a quelli tuttora presenti; carte poi sequestrate e caricate a tarda notte nelle auto. Dei conti dei gruppi molto si è discusso negli anni scorsi. Le rendicontazioni erano state sottolineate in molti casi con la matita blu dalla Corte dei conti, che però non ha riscontrato niente di simile a quanto visto in altre Regioni. A metà del 2013, in una lunga relazione, erano state segnalate cifre impossibili da verificare, significative differenze tra dichiarazioni e scontrini, rendicontazioni scritte male e mancati controlli. Poi, dopo lo scambio di documenti tra il Consiglio e la Corte, quest’ultima giudicando i conti «parzialmente irregolari» assestò anche una dura stoccata a chi avrebbe dovuto essere ben più vigile: «Chi non ha controllato – scriveva la magistratura contabile – ritiene anche di aver fatto bene».

Bilancio I gruppi potevano contare all’incirca su una dotazione di 1,5 milioni di euro divisi in due capitoli: spese per il personale, che ammontavano a quasi un milione di euro, e quelle per il funzionamento della macchina, in tutto poco meno di 500 mila euro. Una cifra che attualmente, secondo il bilancio dell’assemblea legislativa recentemente approvato dall’Ufficio di presidenza, complice la drastica riduzione del numero di consiglieri (con la nuova legislatura sono 20 e non più 30) ammonta a un milione di euro.

Daniele Bovi per “Umbria24.it”