Il direttore de “Il Giornale”, Alessandro Sallusti, critica le dichiarazioni del dg della Rai Antonio Campo Dall’Orto
La Rai diventa ufficialmente tele Renzi, pagata da tutti gli italiani – anche quelli che Renzi non lo voterebbero neppure sotto tortura – con il prelievo forzoso in bolletta elettrica.
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Dove «l’insieme» sta per Matteo Renzi, visto che la sua recente riforma affida proprio al premier la nomina del direttore generale Rai.
Per intenderci, è come se i contenuti, i titoli e le foto dei giornali non fossero decisi dai direttori e dalle redazioni ma dagli editori o da loro commissari. Siamo alla fine della libertà di informazione, a Telekabul, a una pratica cara a Kim Jong-un, il despota sanguinario che guida la Corea del nord.
Centinaia di giornalisti, conduttori autorevoli come Bruno Vespa, Nicola Porro, Massimo Giannini e Milena Gabanelli – oltre naturalmente ai direttori di tutti i Tg – dovranno fare la fila fuori dalla stanza di Campo Dall’Orto o di qualche suo leccapiedi per farsi vidimare scalette, servizi, ospiti, domande (le risposte, al momento, sarebbero libere, ma solo fino a un certo punto). Giù la testa e zitti: questo sì, questo no altrimenti scatta il licenziamento.
Qualcuno ha protestato, minacciato scioperi o girotondi per le strade come ai tempi del berlusconiano (e sbagliato) editto bulgaro contro – non senza qualche ragione – Enzo Biagi e Michele Santoro? Niente, tutti appecorati, in un clima di terrore.
L’editto toscano non indigna la politica né quel che resta della nostra categoria. E che delusione il silenzio di Monica Maggioni, presidente della Rai e come tale garante delle libertà dei colleghi e dei cittadini.
È stata una grande inviata, giornalista e direttrice di Rai News24, mai avremmo pensato che si accodasse ai codardi e servi del regime renziano. Siamo soli, non ci resta che trovare il coraggio e il modo di non pagare il canone. Perché tra le tante tasse che ci affliggono, quella per finanziare la fine della libertà di informazione sarebbe la più odiosa.
Alessandro Sallusti – “Il Giornale”