VITERBO – Interessante incontro organizzato al Caffè Letterario di Viterbo, promosso dal Comitato “Viterbo vota Sì per fermare le trivelle”, dove abbiamo incontrato Umberto Cinalli, Educatore ambientale – Legambiente.
Tante le questioni affrontate nel corso dell’incontro che aveva lo scopo di fare chiarezza sul prossimo referendum del 17 aprile, su cui i media, finora, si sono soffermati ben poco, prima tra tutte la posizione del premier Matteo Renzi, che ha invitato ad astenersi.
«Un fatto sconcertante – ha esordito Cinalli – ricordiamo che, secondo gli articoli 48 della Costituzione e 98, testo unico delle elezioni l’astensione indotta dai pubblici ufficiali o da chi ricopre una carica pubblica è reato. Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha addirittura espresso pubblicamente l’intenzione di votare No, definendo un pericolo il raggiungimento del quorum parlando di “consultazione ideologica!».
Cinalli si è poi soffermato su un’altra questione di cui non si parla: le direttive europee in merito alle estrazioni: «L’Italia parte già con una palese infrazione europea , infatti secondo una direttiva comunitaria la durata delle concessioni, in questo caso estrattive, devono essere limitate nel tempo in modo da evitare di riservare a un unico ente un diritto esclusivo su determinate aree ”. Quindi la norma che questo referendum vuole abrogare appare in palese contrasto con il diritto comunitario».
E ancora, i dati relativi alle strutture estrattive: «Delle 88 piattaforme operanti entro le 12 miglia, ben 35 non sono di fatto in funzione: 6 risultano “non operative”, 29 sono classificate come “non eroganti”, altre 29 sono considerate “eroganti” sotto la franchigia, cioè sotto la soglia di produzione che esenta dal pagamento delle royalties (in alcuni casi da 10 anni).
Quindi solo 24 piattaforme operano estraendo idrocarburi al di sopra della franchigia: appena il 27 per cento delle strutture.
Nell’ultimo anno dalle royalties provenienti da tutti gli idrocarburi estratti sono arrivati alle casse dello Stato solo 340 milioni di euro.
Le società petrolifere non versano niente alle casse dello Stato per le prime 50 mila tonnellate di petrolio e per i primi 80 milioni di metri cubi di gas estratti ogni anno e godono di un sistema di agevolazioni e incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo”.
Cinalli ha poi affrontato la questione più citata, i posti di lavoro: «Secondo lo studio Unioncamere – Si Camera – Quarto rapporto sull’economia del mare”, l’industria estrattiva marina in tutta Italia conta circa 6000 impiegati nel 2014.
Sempre nello stesso rapporto si fa notare che di tutti i settori dell’economia marina quella estrattiva sia quella che produce meno posti di lavoro a parità di valore aggiunto. Se pensiamo che l’industria del turismo produce un impatto economico di oltre 19 miliardi, la pesca dà lavoro a circa 60 mila persone, che il nostro patrimonio culturale vale il 5,4% del prodotto interno lordo e che dà lavoro a un milione e mezzo di persone e che il comparto agroalimentare dà lavoro a 3,300 milioni di persone” .