Interrogazione parlamentare dell’on. Ciprini. Continua la battaglia del M5S contro le “false cooperative”, cioè normali società, con scopo di lucro, che fanno affari e assumono la denominazione giuridica di “cooperative” soltanto per sfruttare i vantaggi fiscali e legislativi, riservati dall’ordinamento alle coop con fini mutualistici e solidaristici. Il fenomeno tuttavia non riguarda soltanto le esternalizzazioni effettuate da Eskigel ad una nota coop locale: tante infatti sono le cooperative che operano nel territorio e che meriterebbero accurate indagini da parte di Agenzie delle Entrate, Guardia di Finanza e Ispettorati del Lavoro sulle attività affaristiche di gestori, soci e amministratori
Tiziana Ciprini, parlamentare del M5S ha presentato un’interrogazione nella quale ripercorre l’attività affaristica di alcune cooperative in Umbria. “La concreta esperienza – scrive – ha portato a scoprire situazioni in cui spesso la cooperativa è un paravento rispetto a realtà di brutale sfruttamento, basate su retribuzioni inferiori ai minimi contrattuali, sulla riduzione delle tutele sociali, sulla precarietà del rapporto di lavoro, su alcune situazioni in cui i soci si trovano senza nessun diritto a partecipare alle decisioni e al capitale della cooperativa, con la sola possibilità di scegliere tra tale condizione e la disoccupazione”.
L’onorevole pentastellata evidenzia chiaramente che “alcune cooperative sono state costituite con l’obiettivo di aggirare le leggi e i contratti di lavoro, nell’unica logica di ridurre i costi di produzione e di gestione. In questo modo – prosegue – sono stati negati i tradizionali obiettivi sociali delle cooperative e i soci lavoratori si sono trovati in una condizione peggiore non solo dei normali lavoratori dipendenti, ma anche degli altri lavoratori atipici, come quelli che hanno contratti a termine, perché avevano maggiori difficoltà nel ricorrere alla magistratura e non avevano nemmeno il diritto di organizzarsi sindacalmente”. “Sempre più spesso – continua – la costituzione di cooperative diventa anche veicolo per realizzare operazioni di esternalizzazioni con trasferimento di personale con il quale un’azienda decide di dare in appalto o in affidamento ad una impresa esterna (spessissimo cooperativa) un determinato servizio in precedenza internalizzato al fine di ottenere un risparmio. Recentemente l’azienda Eskigel di Terni ha ipotizzato l’esternalizzazione della manodopera attraverso il ricorso alla forma di affidamento del servizio ad una società cooperativa, con l’effetto di indebolire il trattamento normativo e retributivo dei dipendenti”.
Poi la Ciprini punta il dito sul rapporto tra la politica e il mondo economico-affaristico, che si serve spesso di società cooperative per le proprie attività. “Dirigenti delle cooperative – afferma – che entrano in politica o ex politici rimasti senza occupazione che sono diventati dirigenti delle cooperative e/o delle organizzazioni della Legacoop o Confcooperative: il caso più recente e vistoso è, a esempio, quello dell’attuale presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini, assunta come direttore di Lega Coop Umbria nel 2007 dopo aver fatto il sindaco di Todi e la dirigente dell’Anci, prima di essere eletta al Parlamento europeo e attualmente in aspettativa da Legacoop”.
La deputata quindi chiede di conoscere che tipo di iniziative il governo intende adottare “al fine di rafforzare i controlli in ordine al rispetto del requisito vero della mutualità delle cooperative, tutelare i lavoratori del settore e attuare una reale politica nazionale di contrasto agli abusi derivanti dall’uso distorto della pratica delle «esternalizzazioni» aziendali, nonché volte ad elidere rapporti tra il mondo economico-cooperativo e il mondo politico, in modo tale da evitare conflitti di interesse tra incarico politico istituzionale e la carica di amministratore e/o dirigente di società cooperativa o consorzio di cooperative”.
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