Il politico, travolto dalle polemiche, rinuncia alla sole funzione da vicesindaco ma si tiene strette le deleghe. Vergognoso l’atteggiamento del sindaco che ha stigmatizzato l’episodio e non ha ancora provveduto a licenziarlo davvero
TARQUINIA – La toppa è peggio del buco. Anche in questo caso, dopo le polemiche per il saluto romano all’interno dell’ufficio del vice sindaco Manuel Catini, sono state partorite, dopo ore e ore di strategie difensive, delle finte dimissioni tanto per quietare le acque che agitano la politica locale.
Già, perché Manuel Catini, con una lettera sfogo scritta su Facebook, ha consumato l’ennesima presa in giro ai danni dei cittadini (o almeno quelli che hanno studiato poco) confondendo “funzioni” con “deleghe”. Per non dare interpretazioni errate a ciò che ha scritto l’esponente di Forza Italia, ve lo riportiamo fedelmente:
Care cittadine e cari cittadini,
è arrivato il momento di scrivervi e lo faccio per la prima volta non da Vice Sindaco della nostra Città. Ho rimesso oggi nelle mani del Sindaco Pietro Mencarini la mia delega pur rimanendo Assessore ai Servizi Sociali e alle Politiche Giovanili di questo Comune.
No, caro Catini. Lei ha rinunciato alla funzione da vice sindaco non rimettendo nessuna delega, quelle se le è tenute ben strette. Forse Catini non sa’ o fa finta di non sapere che Il vicesindaco, nell’ordinamento giuridico italiano e, specificamente, ai sensi del Decreto Legislativo n.267/2000, art.46, comma 2, viene individuato dal sindaco tra i componenti della giunta comunale.
Quelle 100 euro o poco più di funzione a cui ha rinunciato andranno a qualcun’altro.
Il gesto che avrebbe dovuto fare e che sarà costretto a fare a breve (cioè quando saranno smascherate tutte le bugie fin qui dette) era rimettere tutte le deleghe, quelle sì, nelle mani del sindaco.
Di fatto ha rinunciato a mettere qualcosa a cui teneva molto e cioè la fascia tricolore; altrimenti non l’avrebbero ribattezzato “er fascetta“.
L’esponente di Forza Italia, con l’aiuto di un sindaco a dir poco imbarazzante, Pietro Mencarini, ha cercato di dare una spiegazione all’episodio, di per sé ridicolo e di poco conto, accusando quel ragazzo, Jacopo Bonini (che di certo giocava e se gli venisse chiesto neanche saprebbe spiegare significato di quel saluto), di aver sottratto la chiave o di essere entrato senza autorizzazione all’interno della sua stanza.
Strano però che nella foto vengano immortalate le sigarette che il vice sindaco fuma con tanto di accendino vicino. Strano, davvero strano. Dunque, Catini scrive una lettera strappalacrime sul suo profilo facebook facendo credere al “popolo bue” che lui si sarebbe dimesso (con una pletora di appelli a “resistere”). Niente di più ridicolo. Ha solamente rinunciato ad una funzione che, quello sì, a lui era tanto ma tanto cara, e cioè fare il sindaco al posto di quello vero che, purtroppo, a causa delle sue condizione di salute, ha lasciato troppo spazio ad un ragazzo inesperto e pieno di se già pronto a sostituirlo quando quest’ultimo sarà costretto ad abdicare.
Poi c’è il capitolo Don Augusto. Bravo prete, per carità, ci mancherebbe altro. Tirato per la giacchetta chissà da chi e chissà perché ha diramato un comunicato ritenendo blasfemo il fotomontaggio di un articolo precedente. Per carità divina. Se ha ritenuto blasfemo questo gli chiediamo scusa e alla prima occasione andremo a confessarci. Nel frattempo dia un’occhiata in giro sui social perché di blasfemo, per ciò che riguarda un evento importantissimo come la processione del Cristo Risorto ce n’è da uscire pazzi. Vi facciamo vedere quello che sembra una carnevalata che rischiava di finire in tragedia con la caduta del Cristo in processione. C’è poco da ridere caro Don Augusto perché in altri video c’è di peggio.
https://youtu.be/OfI6pzg-bcY