L’economia a idrogeno nel campo dei trasporti, dell’energia, dell’industria, non è più solo un sogno. Quello che solo qualche tempo fa sembrava un’idea ormai definitivamente tramontata, ritorna preponderante dalle stime presentate dalla Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima di Bonn dall’Hydrogen Council, la lobby creata lo scorso gennaio da Toyota ed Air Liquide per promuovere lo sviluppo di questa innovativa fonte energetica.
Hydrogen Council è il nome dell’organismo fondato dai ceo e presidenti di società (attive per lo più negli idrocarburi e nel settore dell’automotive). Sono, infatti,27 aziende del calibro di Audi, Bmw, Daimler, Honda, Hyundai e i colossi petroliferi Shell e Total che hanno aderito all’iniziativa nei mesi scorsi. Stando alle stime del gruppo, l’impiego su vasta scala dell’idrogeno contribuirebbe a ridurre le emissioni annue di anidride carbonica di 6 miliardi di tonnellate entro il 2050. Aumentare l’impiego dell’idrogeno e della tecnologia delle celle di combustibile nel settore dei trasporti, nel riscaldamento e nell’industria potrebbe contribuire per un quinto alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2) necessaria a contenere il riscaldamento globale.
Secondo lo studio dell’Hydrogen Council,l’idrogeno avrà un ruolo determinante nella transizione verso nuove forme di mobilità e porterà alla creazione di 30 milioni di posti di lavoro entro il 2050, con 15 milioni di veicoli a idrogeno entro il 2030. Una scelta del genere permetterebbe di tagliare di circa 6 gigatonnellate le emissioni di CO2, ovvero il 20% del totale necessario per contenere il riscaldamento globale. Secondo l’Hydrogen Council entro il 2030 potrebbero circolare da 10 a 15 milioni di veicoli fuel cell, a cui si aggiungerebbero circa 500.000 mezzi pesanti e una ampia serie di sistemi industriali e di riscaldamento.In Germania i trasporti ad emissioni zero sono già una realtà: in Bassa Sassonia i pendolari viaggeranno sui treni a idrogeno. Nel 2018 il primo prototipo inizierà la fase pilota poi, entro il 2021, si potrà dire definitivamente addio ai treni diesel e anche a quelli elettrici.
ITALIA IN POLE POSITION NELLA BLACK-LIST EUROPEA COME STATO MEMBRO CON 100,000 MORTI PREMATURE DA INQUINAMENTO DELL’ARIA
Questa opportunità ci permette di affrontare un grave problema: Il commissario Ue per l’Ambiente, il maltese Karmenu Vella, si è detto pronto a denunciare gli stati membri che non rispetteranno i parametri comunitari sulla qualità dell’aria. Un provvedimento che interessa da vicino il nostro Paese, accusato per le eccessive concentrazioni di biossido d’azoto e di particolato atmosferico.Secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA),l’Italia risulterebbe ai vertici di una triste classifica nera:100 mila morti premature all’anno per l’inquinamento dell’aria sulle 487.600 del continente. Il Bel Paese si piazza, infatti, al di sopra della media europea,con oltre 1.300 decessi per milione di abitanti a fronte degli 820.Un’amara eredità che il governo uscente rischia di lasciare all’Italia.Se non saranno presi provvedimenti per tempo,i Paesi membri saranno rinviati davanti alla Corte di Giustizia di Lussemburgo per la definizione di ingenti multe. ( 1miliardo di euro/anno)Tra le 130 città europee che avrebbero sforato i limiti di smog ad alto rischio, anche Torino,Roma e Milano.In effetti il governo italiano è apparso in questi anni del tutto inoperoso sul fronte dell’inquinamento atmosferico. Si pensi all’assoluto nulla realizzato per il settore trasporti, con i fondi disponibili per la realizzazione di una rete di ricarica per i veicoli elettrici che non sono neppure stati spesi.
Oggi l’auto privata alimentata con i derivati del petrolio è ancora protagonista assoluta della mobilità italiana, e il suo primato pesa in termini sanitari e di dipendenza energetica. Mentre molti Paesi stanno investendo in mobilità sostenibile,l’Italia è ferma al palo. Speriamo che l’intervento dell’Ue si traduca in una salutare scossa».Al di là delle multe salate che potrebbero arrivare da Bruxelles,il problema dell’inquinamento dell’aria è più importante di quanto possa sembrare. Nell’anno, numerose ricerche e statistiche confermano che l’inquinamento miete vittime tutti i giorni. L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha inserito l’aria inquinata tra i primi 10 rischi per la salute della nostra specie.
LA MISURA IN EXTREMIS DEL GOVERNO
In questa situazione di grave deficit Governativo, nei confronti dei propri concittadini, il Governo stesso tramite il Ministro Calenda ha firmato un protocollo per conto del MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) concedendo ben 4,7 miliardi di incentivi per la produzione di biocarburanti: biometano, bioetanolo, biodiesel, idrogeno green e per tutti gli altri carburanti di nuova generazione ottenuti da materie prime non petrolifere e non commestibili. In base alle norme dell’Ue sugli aiuti di Stato, la Commissione europea ha approvato un regime di sostegno italiano per la produzione e la distribuzione di biocarburanti avanzati, tra cui il biometano avanzato. La misura contribuirà al raggiungimento degli obiettivi dell’Ue in energia e cambiamenti climatici, mentre rimarranno circoscritte le distorsioni della concorrenza. Margrethe Vestager, commissaria alla Concorrenza, ha affermato: «È un altro passo verso un maggiore uso delle energie rinnovabili in Europa e per contribuire alla transizione dell’Italia verso combustibili più rispettosi dell’ambiente. Il regime incoraggerà la produzione e il consumo di biocarburanti avanzati in Italia, limitando al contempo distorsioni della concorrenza».
MA COSA C’ENTRA LA TUSCIA CON I BIOCARBURANTI DI NUOVA GENERAZIONE?
La provincia di Viterbo è caratterizzata come un’area ad elevata ruralità ed inserita nel gruppo delle provincie italiane “prevalentemente rurali”, dove la popolazione rurale supera il 50% della popolazione totale. Nella formazione del Pil, un’altra importante indicazione della realtà economica della Tuscia proviene dalla valenza della filiera agroalimentare, infatti, nella graduatoria delle province più agricole d’Italia, Viterbo occupa la 7^ posizione per incidenza percentuale, e la prima posizione tra le province del Centro Italia,l’agricoltura, rappresenta dunque, una componente centrale dell’economia della Tuscia sia in termini di imprese, sia in termini di occupazione e fatturato. Nello scenario agricolo regionale, il territorio viterbese ricopre un ruolo di primo piano in termini di superficie “agricola” e di tipologie di colture, vantando oltre 34 prodotti tipici, con poco più di 15mila ettari di oliveti, pari al 6,9% della superficie agricola provinciale a cui vanno aggiunti altri 45,000 ettari di nocciole pari al 20,7% della superficie, alle colture di rotazione, ai vigneti Oggi il viterbese rientra fra le 15 provincie maggiori produttrici, con una media annua di circa 1.550.000 ettolitri di vino e agli allevamenti arriviamo ad una superficie pari al 60% del territorio rurale disponibile, quindi non solo c’è posto per lo sviluppo di una Filiera green ma è assolutamente auspicabile.
FINANZIAMENTI PER I BIOCARBURANTI DEL FUTURO
La piattaforma italiana idrogeno e celle a combustibile, che corrisponda a una strategia e una politica nazionale in linea con l’Europa e con i maggiori stati membri, a partire dalla posizione espressa dalla Germania. È emersa una realtà italiana fatta di imprese, investitori, centri di ricerca, Università, Regioni ed Enti Locali, che, nonostante la mancanza di un quadro nazionale definito, crede e investe nello sviluppo delle tecnologie dell’idrogeno e delle celle a combustibile, raggiungendo in alcuni casi punte di eccellenze con prodotti competitivi anche a livello europeo e mondiale. Angelo Moreno dell’ENEA, che ricopre anche la carica di Presidente dell’Associazione italiana idrogeno e celle a combustibile, ha dichiarato “La tecnologia delle celle a combustibile è ormai matura e può contribuire all’evoluzione dell’economia italiana verso un sistema low carbon, tenendo anche presente che l’evoluzione delle fonti rinnovabili e la generazione distribuita stanno determinando l’urgenza di una trasformazione radicale del sistema energetico. È quindi necessario che l’Italia si impegni per cogliere le opportunità offerte da Horizon 2020, anche mediante il trasferimento tecnologico all’industria nazionale delle attività di ricerca, come già fa l’ENEA, in modo da sviluppare un sistema industriale delle tecnologie dell’idrogeno e delle celle a combustibile capace di competere sui mercati internazionali, di incidere sullo sviluppo dell’economia del Paese e di creare nuovi posti di lavoro”. A livello internazionale Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Germania sono le nazioni che stanno investendo di più e dove gli sforzi di ricerca e sviluppo hanno dato risultati concreti, sia in termini di creazione di nuovi business e posti di lavoro che di prodotti già disponibili sui mercati mondiali. Horizon ha messo a disposizione per questo tipo di ricerca e tecnologia circa 1 miliardo di euro per il Biennio2018-2020
VOLONTA’ POLITICA LOCALE
Qui andiamo a toccare la piaga dolente della Tuscia, una terra da sempre immobile, dove c’è poca comunicazione tra Enti Locali , una terra dove la parola “Programmare” qui non ha attecchito, ora se uniamo tutto ciò ad un’indole che mette in campo poche energie, una creatività molto modesta, scarsa lungimiranza, una buona dose di ignoranza condita di altrettanta prosopopea, soprattutto una mancanza cronica di professionalità:diciamocelo, se il capoluogo non ha saputo fare la differenza, se tutto rimane “ immobile nel tempo” i motivi sono in gran parte qui, nonostante gli sforzi di poche mosche bianche di buona volontà e di grandi capacità che, sfidando il conservatorismo e il misoneismo locale e la superficialità tracotante della Pisana, tentano l’impossibile per rovesciare la situazione a vantaggio di tutti. non si dica che siamo maltrattati dalle infrastrutture; da Milano si arriva a Viterbo o a Tarquinia senza quasi mai abbandonare le quattro corsie e nel Lazio meridionale esistono centri di eccellenza turistica molto più impervi dei nostri.
MA IN TERMINI DI PIL,QUANTO INCIDEREBBE LO SVILUPPO DI QUESTO COMPARTO?
Innanzitutto l’incentivo parla di biometano prodotto dal biogas,quindi dai rifiuti organici, l’incentivo prevede anche il biocarburante incluso l’idrogeno green ricavato dalle biomasse e dalle colture agricole più specializzate per i biocarburanti quali: colza, mais, girasole, canapa,etc…per finire con i biocarburanti forniti dalla lavorazione delle alghe.
Nella Tuscia abbiamo una tradizione millenaria relativa alla canapa, la importarono gli Etruschi nel IV° sec.A.C., nel medioevo il viterbese era apprezzato soprattutto per la qualità della canapa e del lino. Anche Dante descrive nella Divina Commedia le pettatrici (in origini delle donne braccianti agricole dedite alla lavorazione della canapa in località Bullicame, dove facevano macerare i fasci di canapa nell’acqua termale) di cui ne cambia il termine in “peccatrici” rendendo di fatto universale questo concetto. Per finire nel Rinascimento dove grazie al più grande accordo commerciale di quei tempi, le famiglie Orsini-Farnese-D’Alviano siglano un accordo esclusivo con la Serenissima di Venezia per la fornitura dei manufatti di canapa, in quel momento Venezia ha in mare oltre 5,000 navi tra quelle militari e quelle mercantili che hanno bisogno di vele, carene, remi, corde, armature multistrato (già brevettate dai pirati etruschi), vestiario, divise, tutto rigorosamente in canapa e lino proveniente dalla Tuscia. E’ in questo periodo che a Viterbo arrivano banchieri e armatori, la famiglia Chigi (Banchieri Pisani) fonda una delle prime Banche Italiane nel luogo ove oggi troviamo il caffè Schenardi, mentre in Via Cardinal La Fontaine troviamo il Palazzo Lomellino-Aragona, fatto costruire qui dalla grande famiglia di armatori genovesi che ai tempi trasportavano questi manufatti dalla Tuscia fino al Tirreno e da qui all’Adriatico, fu il momento di maggior ricchezza della Tuscia.
Facendo due conti approssimativi (noi li abbiamo fatti con una certa esattezza) il PIL locale portato da questa nuova via economica percorribile porterebbe nella Tuscia un PIL pari ad 1,5 miliardi di euro/anno, sfruttando la stessa porzione di terreno (che oggi è semi incolta e male sfruttata) pari alla metà quella utilizzata dalla coltura delle nocciole che oggi fattura circa 397 milioni di euro. Questa nuova Filiera nei suoi comparti produrrebbe occupazione per circa 15,000 nuovi posti di lavoro con un incremento di Imprese collegate alla Filiera di oltre 1200 nuove imprese tra quelle agricole- trasporto- trasformazione- vendita- distribuzione Nazionale ed Europea.
Quindi ad un lavoro ben retribuito, un lavoro che aiuta l’ambiente contro l’inquinamento, un’opportunità che di colpo ci toglie dalla black-list Europea in termini di “Paese con più morti da inquinamento da idrocarburi e fossili in Europa”, un Comparto che se attuato renderebbe la Tuscia una delle zone più Green del Pianeta.
NEL FRATTEMPO…..
Nel frattempo il Governo ha imposto nel Piano Energetico Regionale per la Tuscia una tecnologia pericolosa al fine di produrre energia elettrica dalla geotermia a profondità siderali (trivellando dai 3 ai 5 km) con un numero considerevole di impianti da 20 MGW installati (circa 50) che portano con se sismi indotti (Studio Geiser 2010-2013 commissionato dalla UE che ha evidenziato la familiarità tra terremoti indotti con magnetudo preoccupanti e geotermia) , rischio sanitario altissimo (siamo alla stregua degli inquinanti da carbone, che solo nel quadrilatero Tarquinia- Tolfa-Civitavecchia-Allumiere producono,come ci illustra lo studio epidemiologico Regionale del 2012 circa 800 morti premature/anno da inquinamento dell’aria), un alto rischio per le colture agricole (l’Università di Firenze ci illustra come l’acido solfidrico prodotto dalle centrali geotermiche depositi sulle foglie di coltivazioni agricole (nel raggio di 4 o 6 km dalla centrale geotermica) uno strato di zolfo in grado di inibire la fioritura della pianta stessa e quindi con la conseguente perdita del raccolto, immaginate i pozzi LV1 o LV2 a Caprarola in mezzo ad una delle colture di nocciole più importanti della Tuscia in termini di PIL e occupazione!
Certo la geotermia a bassa entalpia offrirebbe delle opportunità soprattutto alle Aziende Agricole che con un piccolo impianto da 1 MGW riuscirebbero ad incrementare le loro entrate grazie alla vendita di energia elettrica e termica prodotta e magari, vista la varietà di mineralizzazione delle sue acque termali, sfruttandole per la captazione controllata delle acque termali a fini turistici ( viene in mente ad esempio un’Azienda Agrituristica che voglia includere nella sua offerta una piscina termale).Di questo ne parleremo a breve in un articolo specifico-L’Ambiente, la cura dello stesso, l’agricoltura nella Tuscia sono da millenni la sua principale fonte di sussistenza, sognare una Tuscia con una nuova Industria Green che offra lavoro qualificato e crescita del PIL provinciale esponenziale è un sogno più che lecito da parte dell’intera Comunità della Tuscia,un sogno che se diventasse realtà ci riporterebbe al grado di civiltà Hi-Tech raggiunto dai Nostri antenati in tempi ormai remoti ma che hanno visto la Tuscia ai primi posti dell’economia che va dal periodo etrusco a quello Rinascimentale
Pirro Baglioni