Viterbo “Operazione Erostrato” – Trovato: “Biosa ha invaso e creato scompiglio nella nostra zona e adesso lo massacriamo”

Giovanni Biosa aveva dato in escandescenze in un bar a viale Trieste. Spedizione punitiva per dare un segnale a tutti che quella zona godeva della protezione della banda criminale. Un’azione compiuta da almeno quattro persone tra cui anche Laezza

VITERBO – Giovannino Biosa è personaggio assai conosciuto a Viterbo. Per i suoi eccessi, per le sue bravate e per i numerosi arresti rimediati in questi ultimi anni. Ecco. Lui, tempo fa, fu portato al pronto soccorso dell’ospedale di Belcolle in condizioni critiche perché vittima di un feroce pestaggio. L’azione che lo ha visto protagonista dimostra come la banda agisse senza scrupoli ed in branco.Emerge dall’inchiesta sia chi materialmente lo ha pestato ma anche le motivazioni che hanno portato la banda a compiere questo regolamento di conti.

Il reato di lesioni aggravate ai danni di Biosa Giovanni viene contestato a TROVATO, REBESHI, LAEZZA, PATOZI Spartak e del DERVISHI.

Era il 12 maggio 2018 quando gli associati, riuniti tra di loro eseguono, una violentissima spedizione punitiva nei confronti di Giovanni BIOSA. Un’azione che poteva provocare la morte del Biosa stesso per la violenza con la quale è stato aggredito a calci e pugni alla testa e allo stomaco.

Giovanni Biosa

Era sospettato di aver danneggiato il tergicristallo dell’autovettura del REBESHI ma soprattutto colpevole di avere danneggiato la vetrina di un bar, in una zona di Viterbo, considerata sottoposta al controllo del sodalizio.

L’azione punitiva ha assunto i connotati di un vero e proprio pestaggio ai danni del BIOSA (si parla di calci al volto, alle costole) per la condotta violenta di quest’ultimo che, nonostante tutto, si era allontanato dall’ospedale Belcolle prima di essere visitato impedendo ai medici di effettuare una diagnosi e di emettere una prognosi tale da far procedere d’ufficio le indagini (con 20 gg di prognosi scatta la denuncia d’ufficio).

Le conversazioni intercettate sono emblematiche del metodo mafioso con cui operano gli indagati, della volontà degli associati di sbarazzarsi di tutti coloro che frappongono ostacoli al controllo del territorio e della consapevolezza degli stessi di agire uniti per Le finalità proprie della associazione.

Alla fine del mese di marzo 2018, TROVATO ed alcuni componenti del gruppo criminale iniziano ad interessarsi alle condotte del BIOSA, conosciuto nel tessuto delinquenziale come “Giovannino lo zingaro”.

Tutto trascende a seguito del danneggiamento del parabrezza anteriore dell’autovettura del REBESHI nella serata del 22 marzo 2018.

TROVATO, tramite le sue conoscenze nell’ambiente delinquenziale locale, viene a sapere che l’autore del danneggiamento è Giovanni BIOSA.

Il TROVATO ed il DERVISHI ritengono di informare del fatto, ritenuto un affronto molto grave, anche lsmail REBESHl.

TROVATO e DERVISHI si attivano per individuare l’abitazione e i luoghi frequentati dal BIOSA all’evidente scopo di compiere un’azione ritorsiva; nel corso della pianificazione il TROVATO giunge ad ipotizzare che il mandante dell’azione del BIOSA sia stato Daniele CASERTANO.

TROVATO riceve la telefonata di DERVISHI che, con tono alterato, lascia intendere di aver un serio problema da risolvere. Il calabrese raggiunge DERVISHI in via Monfalcone e viene informato del danneggiamento del parabrezza della propria autovettura “con una pietra l’hanno fatto o zì …e con li piedi, però boh!…io tengo sempre il pensiero …”.

TROVATO e DERVISHI effettuano un sopralluogo nella palazzina dove abita il BIOSA, ubicata nel quartiere popolare a ridosso di via Luigi Petroselli in Viterbo.

Le intercettazioni consentono di ricostruire le modalità violente con cui è stato colpito da più persone il BIOSA, anche quando era inerme a terra, con ripetuti pugni e calci al volto.

TROVATO: “hai visto i pugni sulla faccia, in culo, sulla faccia – l’ho picchiato, così se ne va all’ospedale questo fetuso .  era una vita che lo stavo aspettando – glieli abbiamo dati i pugni sullafaccia mi sono rotto la mano, mannaggia …il piede gliel’ho messo sulla faccia, calci al torace ed alle costole

PATOZI : “con il piede … lo sai quanto noi l’abbiamo menato nella pancia?

TROVATO: ..alle costole, PATOZI: si alle costole, proprio a calci sulla pancia. .. l’abbiamo rotto tutto!;

TROVATO: “ma adesso va all’ospedale, comunque il naso era tutto sfrantumato, gli occhi… ”

PATOZI: ” si alle costole, proprio a calci sulla pancia … l’abbiamo rotto tutto! era sdraiato, morto, un morto zi!”

TROVATO: “speriamo che muore”;

PATOZI:. “ma non muore la merda”;

Le intercettazioni, inoltre, consentono di provare la partecipazione all’aggressione di Gabriele LAEZZA, detto · Gabriellone, invitato dopo il pestaggio a gran voce dal TROVATO a proseguire la serata con loro a festeggiare. In una delle intercettazioni, rievocata dal PATOZI, REBESHI, il quale, come ricorda il TROVATO, nella foga della aggressione avrebbe involontariamente colpito con un pugno lo stesso TROVATO.

 

Ecco gli atti ufficiali della vile aggressione a Biosa:

 

biosa