Perugia – La Regione ritira il corso su identità di genere imposto a 100 dipendenti pubblici: che l’interrogazione depositata dalla Lega abbia avuto gli effetti desiderati? Ad esprimere soddisfazione il senatore Lega, Simone Pillon e il capogruppo Lega Umbria, Valerio Mancini. “É bastato solo annunciare con un post Facebook la presentazione di una interrogazione in Regione per farlo sospendere” afferma Mancini che ricorda le “numerose battaglie” della Lega “contro l’indottrinamento della teoria gender” che hanno visto rappresentanze regionali, ma anche i parlamentari con il sen. Simone Pillon, in prima linea verso quello che è stato definito un “palese tentativo di indottrinare le masse. Abbiamo una Regione ai minimi storici per quanto riguarda il PIL pro capite – spiegano i leghisti – abbiamo lunghe liste di attesa e un sistema sanitario che non funziona, abbiamo strade che somigliano più a delle mulattiere che ad importanti vie di comunicazione, la disoccupazione è in aumento e i giovani sono costretti ad emigrare all’estero, ma l’unico pensiero della Giunta Marini sono i corsi sull’identità di genere a 100 dipendenti pubblici. Un’assurdità – chiosano Mancini e Pillon – se si pensa alle reali priorità di questa regione. Quanti soldi pubblici sono stati spesi per questo corso di formazione e soprattutto quale credito possono avere associazioni come Omphalos o Arci Gay nazionale a tenere corsi di aggiornamento a dipendenti pubblici? Hanno certificati o autorizzazioni specifiche? Lo domanderemo in Consiglio regionale attraverso un’interrogazione alla quale seguirà una mozione dove la Lega chiederà la rimozione di tale corso. Dopo i fondi straordinari per gli immigrati, ora il Pd si inventa corsi di formazione tenuti da associazioni Lgbt: la campagna elettorale è aperta – concludono i leghisti – Il PD in caduta libera di voti e consenso ha perso la bussola”.