Botta e risposta tra i grillini ed il vicesindaco. L’ex amministrazione difende il proprio operato, compreso l’accordo con il porto ed il progetto Fiumaretta. Il leader della Svolta: “Entrate inesistenti per almeno 5 milioni”. E su Csp ribadisce la necessità di correttivi
CIVITAVECCHIA – È guerra di numeri a Palazzo del Pincio. I conti non tornano. Da un lato c’è un Movimento Cinque Stelle che decanta cinque anni di risparmio e lavoro certosino per creare delle basi più solide del passato per pianificare il presente e progettare il futuro, difendendo l’accordo con il porto ed il Welcome centre a Fiumaretta. Dall’altro c’è l’attuale amministrazione che parla di una situazione critica.
«Per quello che riguarda la Tari 2019 in essa, tra gli altri, è previsto il costo del trattamento e conferimento in discarica dell’indifferenziato più quello del trattamento dell’umido – hanno spiegato dal M5S – con profondo senso di responsabilità inserimmo nella Tari un costo per queste due voci molto prudenziale di 3,4 milioni di euro, di cui circa 900mila euro per l’umido e il resto per l’indifferenziato.
Dalle fatture agli atti del Comune risulta che nel mese di giugno, nonostante le montagne di rifiuti attorno ai cassonetti lasciate dalla parte più triste di questa città, sono state conferite all’impianto di Viterbo 688 tonnellate a fronte delle oltre 2000 dell’anno precedente.
Ad un costo di 170 euro a tonnellata, se la differenziata viene gestita almeno come a giugno e, superato il clamoroso fenomeno dell’abbandono iniziale intorno ai cassonetti, ci si attesta sulle 600 tonnellate al mese, si spendono 1,2 milioni di euro. Se a questi sommiamo 900.000 euro per l’umido arriviamo a 2,1 milioni di euro. Quindi, se la differenziata continua a funzionare così per il 2020 c’è la possibilità di abbassare la Tari di 1,2 milioni di euro. Ma non sembra che la differenziata la si stia gestendo come si deve. Se come avevamo indicato, si fosse proceduto all’assunzione di lavoratori a tempo indeterminato in luogo degli interinali, incredibilmente aumentati di numero ben oltre il progetto proposto dalla stessa Csp, si sarebbe portato un risparmio considerevole del costo del personale».
Immediata la reolica del vicesindaco Massimiliano Grasso. «La situazione economico finanziaria del comune di Civitavecchia lasciata in eredità dal M5S è tutt’altro che risanata – ha spiegato – come mostreremo alla città, conti e carte alla mano nei prossimi giorni, quelle di Cozzolino, Lucernoni, D’Antò &co sono soltanto bugie per mascherare l’amara realtà: il bilancio contiene entrate inesistenti per almeno 5 milioni di euro. Oltre ai 2 milioni dell’accordo con l’Authority, di cui Cozzolino continua a vantarsi pur non essendo riuscito ad incassare un solo centesimo, ci sono i 3 milioni di Fiumaretta che pesano come un macigno, non solo perché questa amministrazione non intende uccidere il commercio locale con un outlet per i crocieristi, ma soprattutto perché D’Antò e gli altri hanno sempre omesso di dire ai cittadini che l’Adsp ha tutt’altri progetti per lo sbarco dei crocieristi, non intendendo – e Molo Vespucci lo ha scritto e detto a più riprese – indirizzare a Fiumaretta i flussi delle navette e quindi il tanto decantato Welcome Center al posto dell’ex centrale sarebbe soltanto una cattedrale nel deserto su cui nessuno sarebbe disposto ad investire non tre milioni all’anno, ma neppure un soldo bucato.
Per quanto riguarda Csp, l’ex sindaco ed i pentastellati dovrebbero solo vergognarsi a sostenere che le perdite nella gestione della raccolta differenziata da loro estesa a tutti i costi una settimana prima delle lezioni possano essere da imputare a questa amministrazione che invece sta cercando di studiare e adottare i correttivi necessari a salvare l’azienda da un fallimento annunciato.
È lo stesso manager De Leva, assunto e difeso da Cozzolino, a prendere le distanze dal modello di differenziata voluto dal M5S e a preannunciare che, senza una immediata correzione di rotta, la perdita sarà di oltre un milione di euro, soprattutto a causa degli ulteriori interinali inizialmente non previsti da un piano frettoloso. Ecco perché – ha concluso Grasso – si è sospeso un avviso pubblico che avrebbe portato a nuove assunzioni da parte di un’azienda che oggi può e deve solo tagliare i costi, senza caricarsi di ulteriori rischi di contenziosi e spese».