Viterbo – Pasqualina, è morta la Regina di una città indegna

Con te, perdonaci la confidenza, se ne va la parte migliore di una comunità che non ha saputo raccogliere la tua lungimiranza. Il popolino ti amava e c’era un perché… Eri speciale

VITERBO – Pasqualina Chianchella non era una donna qualsiasi. Non era la nonna di Alberto Mezzetti. Era una donna che aveva provocato profonde lacerazioni nei cuori di chiunque avesse avuto la fortuna, sì, la fortuna, di condividere dei momenti con lei.

Scrivere non è facile. Raccontare la dipartita di una donna speciale è impossibile per chiunque. Figuriamoci per chi ha avuto l’onore di esserle amico.

Pasqualina è andata da Giulio. Non vedeva l’ora. Lì ad aspettarla sono in tanti, tantissimi. Tutti quelli che nel corso dei suoi 92 anni di vita terrena l’hanno anticipata in questo viaggio.

Sì, faceva il mercato. Non perdeva una fiera dell’Annunziata. Neanche una processione della Madonna Stella del Mare a Tarquinia. Oppure l’Assunta. Lourdes. Insomma una donna che aveva un particolare legame con la Donna più importante per i Cattolici. Sul treno bianco. Dama tra le dame. Generosa e orgogliosa di aiutare chi non era in grado di essere autosufficiente.

Lei ci ha insegnato a lavare i malati e rispettare la loro intimità e loro vergogne. Ci ha insegnato a scherzare su cose serie affinché si potessero superare momenti di sconforto.

Questa era Pasqualina. Vederla passeggiare tra una corsia d’ospedale a Lourdes piuttosto che a Villa Immacolata non faceva differenza. Lei, quel sorriso scolpito dalla sofferenza di una vita trascorsa all’addiaccio delle albe più fredde di Viterbo ha lasciato tanto, tantissimo. Lei ha lasciato in eredità tante cose che, oggi, sarebbe banale o superfluo elencare. Anzi, troppo semplice.

Lei era la REGINA dei mercati ambulanti. La sua frutta. I suoi cedri. Le sue fragole. I suoi funghi. Arance e quant’altro, assumevano un aspetto diverso quando era lei a proporle.

Perché quel titolo forte. Città indegna! Perché ha combattuto una vita, senza riuscirci, per dare dignità alla sua categoria.

“Viterbo è l’unica città d’Italia a non avere un mercato coperto”. I suoi accorati appelli sono rimasti lettera morta.

Un mercato coperto a Viterbo. Questo era il suo sogno. Poter aprire il suo banco la mattina sotto un tetto. Lontana da pioggia, vento e freddo. Niente. Tante promesse e nessun sindaco in grado di offrire alla città un dignitoso ritrovo per il mercato tradizionale.

Non se ne faceva una ragione. Hanno vinto loro. L’hanno lasciata morire con questo desiderio, utile per la comunità e non certo per lei, ancora forte nel cuore.

Oltre sessant’anni di lavoro per una pensione ridicola e una liquidazione da un euro. Di cosa vogliamo parlare. Di nulla. Un paese che riesce a nominare Cavalieri del Lavoro gente a dir poco improponibile e che non ha avuto il tempo di riconoscere a lei, Pasqualina, un titolo che il popolo già le aveva attribuito.

Domani al funerale nella Chiesa di San Faustino, alle ore, 10, ci saranno tante, tantissime persone. In prima fila i soliti ma dietro loro, quelli che Le hanno voluto veramente bene e che sono tanti, tantissimi, infiniti e di tutto il mondo. Sì, perché quando c’era da lavare un malato sporco, ma sporco, lei non guardava di dove era, il colore della sua pelle, la lingua che parlava. Lei era lì insieme a Nostra Signora di Lourdes a portare conforto. Siamo convinti che sia stata proprio Lei ad accoglierla per mano e portarla al Trono dell’Altissimo.

Ciao Pasqualina, rimarrai nei nostri cuori come frase scolpita su pietra.

 

O Vergine Immacolata, Madre di Misericordia, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, Tu conosci i miei bisogni, le mie sofferenze; degnati di volgere su di me uno sguardo propizio a mio sollievo e conforto.
Con l’apparire nella grotta di Lourdes, hai voluto ch’essa divenisse un luogo privilegiato, da dove diffondere le tue grazie, e già molti infelici vi hanno trovato il rimedio alle loro infermità spirituali e corporali.
Anch’io vengo pieno di fiducia ad implorare i tuoi materni favori; esaudisci, o tenera Madre, la mia umile preghiera, e colmato dei tuoi benefici, mi sforzerò d’imitare le tue virtù, per partecipare un giorno alla tua gloria in Paradiso. Amen.

P.G