Il piccolo comune in provincia di Viterbo è stato dichiarato quarta zona rossa nel Lazio. Il giovane ristoratore Andrea Sterpino, in attesa dell’apertura dell’attività, lancia le dirette Facebook settimanali rivelando le ricette poco note della tradizione locale
CELLENO – Il piccolo e grazioso comune di Celleno (VT) ad un’ora di auto da Roma, noto per il suo Castello, per le ciliegi locali, per essere stato dimora del maestro Enrico Castellani per oltre 40 anni e indicato dal Telegraph tra i borghi fantasma più belli d’Italia, da pochi giorni è stato decretato zona rossa. Preoccupazione per una casa di riposo con diversi ospiti infetti e alcuni cittadini.
In questa situazione di blocco ampliato il piccolo comune di 1300 abitanti si reinventa, come il giovane ristoratore Andrea Sterpino, classe 89, che tra una pennellata e l’altra del suo locale in attesa della riapertura, lancia su Facebook delle lezioni enogastronomiche dal territorio. Stepino, che dirige il Bar San Rocco con B&B e ristorante, nella piazza del centro storico con vista Castello Orsini, ha deciso di esporre le ricette tipiche del luogo, anche poco note, e metterle a disposizione del suo pubblico tramite mezzi digitali. L’obiettivo dell’operazione è far scoprire a tutti le antiche origine dei piatti della tradizione cellenese e della Tuscia – zona verde e ricca di storia a nord del Lazio.
Sono ricette tenute gelosamente da ogni abitante, ma che eccezionalmente verranno rivelate, per che volesse scoprire il territorio dal punto di vista del gusto e della cultura.
Il primo appuntamento è previsto sabato 18 aprile alle ore 16 sulla pagina del Bar Sanrocco. Il primo tra gli argomenti trattati saranno i “Ficarelli”, i primi frutti della pianta del fico, raccolti prematuramente, che pochi sanno che possono essere cucinati, gustando un piatto che offre sensazioni uniche.
Così commenta il ristoratore e imprenditore Andrea Sterpino: “Questo piatto molto particolare viene cucinato come tradizione diffusa nel comune di Celleno, in alcuni rari casi nei comuni limitrofi. Per rendere meglio l’idea: Pochissime persone a Viterbo ne conoscono l’esistenza e così nella vicinissima Roccalvece (2km di distanza). Una pietanza davvero prelibata quanto atipica proprio perché rimasta “confinata” nel piccolo comune di Celleno, borgo fantasma e “zona rossa” del ficarello. Oggi cucineremo insieme questo piatto, semplice, primaverile, dal gusto antico ed amaricante. Svelare questa ricetta crea una certa gelosia non lo nascondiamo“.
“Mia zia Luigina in tempi antichi si recava a Tarquinia per raccogliere dalle splendide “Ficune” ( così noi chiamiamo il fico in dialetto) i frutti che i tarquinesi, non conoscendone la ricetta, lasciavano sull’ albero“.
“Perché li cojete?”, “Pe dalle ma li porci”, rispondeva di prassi La Luigina.
Si perché la ricetta dei ficarelli non può iniziare in cucina ma solo dalla terra. Figlia della fragilissima Biodiversità, se non conosci le “Ficune” giuste, il periodo di raccolta, non puoi cucinare i ficarelli. Una ricetta slow in tutti i sensi. Lenta da cucinare perché sei costretto ad andare a raccogliere i fichi, non trovi il prodotto al supermercato, lenta perché, per fare i frutti buoni,il fico ha bisogno di un habitat particolare, lenta perché hai solo 10 giorni all’ anno per cucinarli freschi e quindi devi aspettare un anno per riassaggiarli una volta passato il periodo”.
L’iniziativa rientra nel progetto “Rifioriamo” promosso dal Comune, in collaborazione con l’Ateneo viterbese, l’Istituto Scolastico “Pio Fedi”, la Pro Loco e il Centro Sociale di Celleno e tutte le altre associazioni comunali e con il patrocinio di Slow Food.
La pagina dove seguire l’evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1127223417620260/