#RisorgiamoItalia – Bianchini lascia la politica per dedicarsi alla nuova sfida, scrive a Meloni e Conte

Viterbo – “Ho comunicato a Giorgia Meloni le mie dimissioni da capogruppo e consigliere comunale al comune di Viterbo”. Paolo Bianchini, che in rappresentanza dei ristoratori della Tuscia, con il Movimento Imprese Ospitalità (Mio) sta portando avanti la battaglia Risorgiamo Italia, in segno di protesta contro le misure prese dal governo in questo momento d’emergenza, che vanno a colpire duramente il settore Horeca.

Bianchini oltre ad essere ristoratore è anche consigliere comunale e capogruppo in quota Fratelli d’Italia, ruolo che ha deciso di abbandonare per dedicarsi anima e corpo alla nuova sfida che attende lui e tanti italiani che si sono uniti alla protesta.

“Ho il dovere morale di non sporcare – scrive Bianchini su fb –, con il mio impegno in prima linea nel movimento imprese ospitalità, ne Giorgia, ne Fratelli d’Italia, ne tutti voi che come me avete a cuore la nostra città.

Lo devo in primis a mia figlia Sofia! Questo è il mio regalo di compleanno per i suoi 14 anni che compirà domani. Voglia che abbia un padre degno e all’altezza della situazione tragica che stiamo vivendo.

Lo devo anche a tutti voi, a chi mi ha imparato a conoscere e a chi mi vuole bene.

Sono una persona seria e non permetterò mai a nessuno di sporcare la mia vita e le mie passioni in questo momento tremendo che sto passando.

Ora parlo da uomo libero e so che potró farlo assumendomene tutte le responsabilità con le mani libere, la schiena dritta e la verga in mano”.

Bianchini, ora svincolato da ogni rappresentanza politica, ha scritto una lunga lettera al premier Conte per far valere le ragioni dei ristoratori italiani, che rischiano seriamente di non poter più aprire le attività.

Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.

Esimio Presidente, siamo a comunicarle che il mondo del settore Ho.Re.Ca non ce la fa più a tenersi in piedi, manca un presupposto fondamentale nei nostri riguardi, il rispetto.
Il rispetto che da ora in poi, pretendiamo da voi.
Questa parola implica un cambiamento radicale nel vostro modo di agire.
Ci volete far aprire il 18 maggio per scaricare ancora una volta tutti i problemi su di noi per poi abbandonarci di nuovo? Se lo dimentichi!
Ma pensate veramente che siamo tutti fessi?
Noi pretendiamo rispetto e se non avete capito chi siamo ve lo spiego subito.
Noi siamo quelli che dentro le attività ci passiamo 12 ore al giorno, circa 6 che le spendiamo tra banca, commercialista, fare marketing ed escogitare eventi (o cose simili) per adempiere a tutte le pressioni alle quali siamo sottoposti e le ultime sei le utilizziamo per riposarci (nei pensieri).
Siamo il motore del PIL Italiano, considerando gli 86 Miliardi di fatturato e non calcolando l’indotto!
Noi siamo quelli che danno occupazione a 1.300.000 addetti e siamo l’unica categoria che paga la formazione del personale dal primo giorno che entra in azienda.

Noi siamo quelli che nelle attività ci crescono i figli, quelli che rinunciano ai viaggi di nozze e quelli che se si prendono due giorni liberi vanno al Vinitaly o alle fiere del settore, perché il Made in Italy per noi non è un ideale – ma una ragione di vita.

Personalmente caro Presidente, non ho ancora conosciuto in 43 anni di vita, “un ristoratore con un panfilo all’Argentario che passa l’agosto lì sopra a panciolle”.
Noi non siamo nemmeno gli evasori che vi state ostinando a cercare, andateli a scovare in Olanda o in altri paradisi fiscali!

Noi siamo quelli che non chiedono niente, solo di lavorare “in tranquillità e in sicurezza” – ed ora le diciamo che è arrivato il grande giorno, quello del RISPETTO!

Pretendiamo rispetto da uno Stato che abbiamo foraggiato e mantenuto per anni, adattandoci a tutte le vostre richieste, ai vostri continui controlli e spesso anche ai vostri soprusi.
“Soprusi” si, caro Presidente!
Perché sappiamo che quando arriva un controllo dell’Agenzia delle Entrate, gli ispettori sono OBBLIGATI a fare un accertamento “positivo” in base alla convenzione tra Mef/Agenzia con un margine di errore però sugli accertamenti del 40,1%, che non prevede però nessun rimborso al contribuente in caso di sua vittoria di lunghi e costosi ricorsi.
È inaccettabile per uno Stato serio questo trattamento!!!

Poi abbiamo i piani di autocontrollo Haccp, i piani di sicurezza e antincendio, l’incubo dell’ispettorato del lavoro, delle ASL, della Guardia di Finanza, della Siae e tutta la trafila dei frigoriferi, schede e schedine che uno vuole in un modo e uno in un altro, la conservazione degli alimenti e le etichette!
Poi, come se non bastasse, arriva la Sovrintendenza con i suoi pareri, soldi buttati non si sa dove per permessi, insegne etc…
ma lasciamo stare queste cose, lei non ha idea di cosa – io – stia parlando!
Dal 2019 inoltre, la ciliegina sulla torta, la magnifica fatturazione elettronica, altri costi.

Ora pensate di metterci il cappio al collo con altre regole e spese insostenibili per le sanificazioni obbligatorie per riaprire le nostre attività?
Ma chi li ha i soldi per sostenerle?
I vostri controlli non possono e non devono più essere truffe legalizzate per continuare ad affamarci.
Noi siamo, se ancora non è chiaro, la parte più produttiva di questo Paese e non ve lo permetteremo più.

È ora di mettere un punto e ricominciare daccapo e riscrivere INSIEME le regole di un rapporto sano e civile tra lo Stato e i suoi figli.
Questa volta, caro Presidente, ricominciamo senza di voi, le regole vogliamo scriverle noi, d’altronde come potrebbe farlo chi vive su un altro pianeta?!

Cordialmente, Paolo Bianchini.