Regione Lazio – Corte dei Conti, nella sanità record di posti letto eliminati. Zingaretti secondo solo a Bonaccini

ROMA – Il “modello Lazio” tanto sbandierato da Zingaretti e D’Amato è una fake news. Lo dimostra la gestione dell’approvvigionamento delle mascherine, lasciate all’inconcludenza (e siamo buoni) di Carmelo Tulumello; i tamponi fatti in ritardo, le assunzioni del personale sanitario gestito senza attingere prioritariamente alla graduatoria del S.Andrea, la scelta dei Covid Hospital, la gestione focolai di coronavirus nelle Rsa del Lazio.

Ma non finisce qui. Dalla lettura dei dati del “Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei Conti, emerge un dato preoccupante: le scelte della politica negli ultimi anni “hanno fortemente pesato sulla gestione dell’emergenza sanitaria” e “lasciato la popolazione senza protezioni adeguate”. Con risultati che non lasciano dormire sonni tranquilli ai Zinga Boys. La maglia nera della sanità spetta proprio alla regione Lazio e ad un’altra regione rossa: l’Emilia Romagna.

I dati, pubblicati da “Il Fatto Quotidiano” analizzano quattro elementi: spesa pubblica, personale, ospedali e strutture territoriali, investimenti.

Dal 2012 al 2018 sono stati tagliati, in Italia, 27mila dipendenti e 20mila i posti letto.

Nell’analisi dei dati regione per regione, però, si scopre che i tagli maggiori non sono stati fatti in Lombardia, come la campagna denigratoria del PD di Zingaretti ha tentato di fare.

Nella regione governata da Fontana i posti letto tagliati sono stati 1834. Un numero inferiore a quello del Lazio e dell’Emilia Romagna che hanno tagliato rispettivamente 2078 e 2904 posti letto.

Poi registriamo i 1796 posti letto ridotti da un’altra regione modello per la sinistra: la Toscana. Questi dati assumono un significato ancora più rilevante se vengono confrontati con la popolazione residente. La Lombardia ha oltre dieci milioni di abitanti, il Lazio poco meno di 6 milioni, l’Emilia Romagna 4,5 milioni e la Toscana 3,7 milioni. Il taglio dei posti letto in Lombardia, quindi, in proporzione è ancora meno determinante rispetto al taglio effettuato nelle “rosse” Lazio, Emilia Romagna e Toscana.

Nel rapporto della Corte dei Conti 2020 sul coordinamento della finanza pubblica si legge, inoltre, che “a livello nazionale la spesa diretta delle famiglie è cresciuta dal 2012 al 2018 del 14,1% contro il 4,5% di quella delle P.a.

Nel frattempo la forza lavoro nella sanità è diminuita. In 5 anni i dipendenti a tempo indeterminato di Asl, aziende ospedaliere, universitarie e Irccs pubblici sono passati da 653 mila a 626 mila, per un taglio di 27 mila posti (-4%). Nello stesso periodo il personale flessibile è aumentato solo di 11.500 unità. I tagli maggiori? Nelle Regioni sottoposte ad un piano di rientro dei costi (Molise, Lazio e Campania a cui “sono riferibili riduzioni tra il 9 e il 15%”), mentre tra le altre a tagliare di più sono state Liguria (-5,4%), Piemonte, Emilia e Lombardia (tra-3,7e-3,3%)”.
La Corte dei Conti non lascia dubbi.

La verità sui tagli alla sanità, che hanno lasciato il territorio italiano sguarnito dinanzi all’imperversare del Covid 19, sta nei numeri. E questi ci raccontano fatti diversi da quelli che qualcuno ci ha voluto far credere.

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