Itticoltura, il Tar respinge il ricorso: “Inquina meno dell’impianto a terra”

CIVITAVECCHIA – I comitati che si oppongono alla realizzazione dei progetto di itticoltura alla Frasca e il Comune di Tarquinia ricorreranno alla “strana” sentenza dei giudici del Tar del Lazio.

Il collegio di togati, infatti, ha respinto la richiesta di sospensiva legata all’iter. Il prossimo passo sarà la sentenza che entrerà nel merito della vertenza, ma i comitati sono già sul piede di guerra e stanno predisponendo un ricorso al Consiglio di Stato tramite i loro legali.

Inizialmente sono stati presentati due ricorsi “gemelli” molto complessi, entrambi respinti senza opportuna discussione causa covid.

In sostanza, stando alle ipotesi che hanno portato alla bocciatura dei ricorsi, lo spostamento a mare dell’impianto inquinerebbe molto meno. «In realtà siamo in possesso di studi scientifici in grado di dimostrare l’esatto contrario», afferma il professor Giuliano Gruner che ha curato il ricorso al Tar. «Si tratterebbe di un allevamento – spiega l’avvocato – molto vicino alla costa e a una zona di protezione speciale». I comitati non si arrendono e già a fine mese gli avvocati ricorreranno all’appello cautelare al Consiglio di Stato. A settembre tutto potrebbe essere più chiaro.

Nel dispositivo pubblicato è possibile leggere, non senza imbarazzo, il passaggio cruciale che ha spinto i togati a prendere questa decisione:

non ravvisandosi il pericolo attuale di irreparabile pregiudizio alle ragioni della parte ricorrente, trattandosi di provvedimento dalla cui esecuzione dovrebbe derivare la riduzione dell’inquinamento marino, per effetto della definitiva chiusura dell’impianto di allevamento terrestre e del trasferimento integrale della produzione nelle gabbie marine, con effetti complessivamente meno dannosi per l’ambiente;

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