ROMA – Brutta notizia per Monica Cirinnà. Nel blitz che oggi ha smantellato il clan del camorrista Michele Senese, anche il fratello della parlamentare del Pd.
Claudio Cirinnà è stato infatti arrestato su richiesta della Dda di Roma. L’accusa ipotizzata a suo carico è di riciclaggio.
Il 54enne avrebbe reinvestito capitali illeciti, nonché proventi del boss.
“Apprendo con amarezza e dolore da notizie di agenzia che mio fratello sarebbe coinvolto in un’inchiesta giudiziaria – commenta la Cirinnà la notizia -. So pochissimo della sua vita travagliata, benché abbia sempre cercato di aiutarlo a mettere sulla giusta via la propria esistenza. Il fatto che avesse accolto in casa nostro padre novantenne mi aveva fatto sperare in un ravvedimento. Se così non fosse ne sarei addolorata e profondamente delusa”.
Non è la prima volta che la senatrice vive momenti di dolore. In passato il fratello era già stato coinvolto in un’inchiesta su traffico di carburante fra vari Paesi europei.
Monica Cirinnà è moglie del sindaco del Partito Democratico di Fiumicino, Esterino Monti.
Senese, che il Cirinnà avrebbe agevolato impiegandone i proventi, è un boss d’importazione. È infatti originario di Afragola, grosso centro alle porte di Napoli.
Negli ambienti della malavita organizzata è noto come o’ Pazzo. Un nomignolo affibbiatogli prima ancora che da una perizia medica, dalle stramberie da lui stesso raccontate.
Quasi mitica quella in cui disse di essersi risvegliato parlando il tedesco. Un’altra volta accusò le guardie di volerlo avvelenare. Pazzo o solo furbo che fosse, Senese ha scansato le patrie galere sin da giovanissimo. Circostanza, questa, che conta molto tra gli affiliati nella valutazione di una carriera criminale.
Già nel 2015 fu coinvolto in una vicenda giudiziaria. Il primo a certificarne l’infermità mentale fu Giuseppe Lavitola, il padre di Valter assurto agli onori della cronaca per le sue entrature al massimo livello nella politica latino-americana. Ma questo non ha impedito a Senese di dirigere il clan. E non solo per seguirne gli investimenti finanziari, come proverebbe il coinvolgimento di Cirinnà, ma anche per ordinare omicidi. È infatti dall’Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino che il boss emette la sua ultima “sentenza” di morte. L’ultima, almeno, che gli inquirenti gli attribuiscono. È il 2001 quando il camorrista ordina l’esecuzione di Giuseppe Carlino, boss della Marranella. Ad eseguirla, sul lungomare di Torvajanica, un gruppo di fuoco armato di tutto punto.
Fu la vendetta per il fratello ucciso a Roma quattro anni prima.
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