Il fisioterapista fu arrestato nel settembre del 2019. L’accusa era di abuso sessuale aggravato su minore infra-decennale. La pm Eliana Dolce aveva chiesto una pena di 7 anni di reclusione
VITERBO – Il giudice per le indagini preliminari, Francesco Rigato ha dato lettura, pochi minuti fa, della sentenza (rito abbreviato) di condanna a carico di D. C. il fisioterapista accusato di aver violentato ripetutamente una bambina con disabilità di Vetralla.
Davanti alle schiaccianti prove prodotte dagli uomini della Squadra Mobile di Viterbo – Sezione Minori, avevano spinto i legali del 35enne di Tarquinia a ricorrere al rito abbreviato per ottenere uno sconto di pena.
Questa mattina, prima della sentenza, era stato ascoltato il perito che aveva svolto delle indagini psichiatriche sull’uomo tutt’ora detenuto a Mammagialla.
Gli avvocati del fisioterapista, Claudia Trippanera e Lorenzo Lepri, non hanno potuto che prendere atto del fatto che, la perizia, ha stabilito che D. C. è sano di mente e in grado di intendere e di volere.
D. C. di 35 anni, residente a Tarquinia, prestava la sua opera presso il Bambin Gesù di Santa Marinella e svolgeva anche assistenza domiciliare privata, peraltro vietata dal regolamento della struttura sanitaria presso la quale lavorava, come fisioterapista e osteopata.
L’uomo sarebbe stato colto in flagranza di reato mentre stava tentando di abusare della ragazzina di otto anni con una grave disabilità e non vedente. Il professionista è stato arrestato, come detto, al termine di una lunga indagine coordinata dalla Procura di Viterbo e partita a seguito della denuncia circostanziata della famiglia della vittima. La violenza sessuale aggravata e continuata, secondo l’accusa, si sarebbe protratta fino ai primi giorni di settembre.
L’abilità degli avvocati della difesa è stata quella di gestire al meglio il loro cliente. Confessione piena, parziale risarcimento del danno già avvenuto, rito abbreviato senza passare da un processo vero e proprio dove avrebbe rischiato una condanna prevista dai 12 ai 24 anni di reclusione.
L’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Eliana Dolce, aveva chiesto una condanna a 7 anni di carcere.
All’uscita dell’aula di giustizia gli avvocati hanno rilasciato due brevissime dichiarazioni.
Claudia Trippanera:
“In un processo così delicato e doloroso per tutte le parti, sono soddisfatta per aver ottenuto una pena che ritengo giusta nel caso di specie”.
“E’ stata una vicenda processuale complessa considerati tutti gli interessi delle parti coinvolte”.