Santa Severa – Caffeina fa il pienone con Renzi ma i “buffi” li perseguitano anche qui

Non pagati 50mila euro di luminarie di Natale alla Meta Lux srl di Rocca Secca (Fr). “La Regione Lazio eroga soldi a questi personaggi che devono pagarci anche i lavori fatti a Sutri. Vergogna!”

SANTA SEVERA – E’ iniziata la programmazione estiva degli eventi di Caffeina a nel Castello di Santa Severa. La serata organizzata ieri sera da Marietta Tidei, che ha presentato il libro di Matteo Renzi, è stata indubbiamente un successo.

Un pienone scontato perché i renziani, sul litorale sono tanti e fedelissimi (e perché Zingaretti è indigesto da tempo).

Un successo perché Matteo Renzi, diciamolo, è anche simpatico quando cazzeggia e non parla di politica.

Detto questo, però, c’è il risvolto della medaglia. Gente arrabbiata. Arrabbiatissima con “quelli” di Caffeina. Non cittadini che pagano per godersi la serata o che vanno a curiosare sul cartellone del programma.

No parliamo per l’ennesima volta di persone che hanno lavorato, speso soldi di tasca loro e che, ad oggi, non hanno ricevuto il becco di un quattrino da quelli di Caffeina che qui, a Santa Severa, hanno organizzato “Il Castello di Natale“.

Scappati da Viterbo perché inseguiti dai debiti e dalle polemiche sono migrati, in inverno, non solo nella ridente frazione di Santa Marinella ma anche a Sutri (dove in tanti ancora li cercano).

Hanno affidato le illuminazioni e gli addobbi natalizi ad una società di Rocca Secca, in provincia di Frosinone, la Meta Lux Srl di Gianni Metà.

A questo signore hanno commissionato un lavoro da 50mila euro più Iva. Non solo non hanno onorato il debito ma non rispondono neanche più al telefono.

Visto che l’evento è finanziato in larga parte dalla Regione Lazio, sarebbe il caso di metterci una pezza una volta per tutte.

Il “padre-padrone” dell’evento, Filippo Rossi e i suoi accoliti (ormai più famosi per i buffi in giro che per gli eventi), invece di giocare a fare i partiti, pensassero ad onorare tutte quelle ditte e quei lavoratori che, ad oggi, non hanno ancora visto il becco di un quattrino.

– Segue