Gioca a calcetto ed ha un malore. Inutili i soccorsi, muore così giovane militare in servizio a Civitavecchia

CIVITAVECCHIA – Ha accusato un malore mentre giocava a calcetto con gli amici: portato alla guardia medica, dopo la visita è tornato a casa ed è morto. La Procura di Oristano ha aperto un’inchiesta sul decesso di Alessandro Tatti, 35 anni, militare dell’Esercito in servizio a Civitavecchia, avvenuta ieri a Sorradile, piccolo comune dell’Oristanese di cui la vittima era originario.

Il fascicolo è stato aperto con l’ipotesi di omicidio colposo a carico di chi ha visitato il 35enne. Le indagini sono state affidate ai carabinieri di Oristano. La Procura nel frattempo ha già disposto l’autopsia per chiarire le cause esatte del decesso: al momento si ipotizza un infarto. Tornato in Sardegna per le vacanze, ieri sera Tatti ha incontrato gli amici per una partita a calcetto. Qualche azione di gioco poi l’improvviso malessere e la corsa in guardia medica. La visita non avrebbe evidenziato particolari problemi:il militare infatti è stato dimesso, pare senza alcuna prescrizione. Tornata a casa ha però accusato un secondo malore, per lui fatale.

Nella notte tra mercoledì e giovedì il cuore di Alessandro Tatti, giovane militare dell’esercito di stanza a Civitavecchia, ha ceduto sotto le mani dei soccorritori che invano avevano tentato di rianimarlo.

Mercoledì Alessandro Tatti si era unito alla sua comitiva per disputare una partita di calcetto nell’impianto sportivo della vicina Bidonì. Secondo alcuni testimoni l’incontro amatoriale era iniziato da poco quando il ragazzo ha accusato un dolore lancinante al braccio. I compagni lo hanno portato immediatamente dalla guardia medica di Ghilarza. Dopo essere stato visitato il giovane ha fatto rientro in paese accompagnato da alcuni amici, ma pare non fosse ancora sceso dall’auto che ha cominciato a lamentare un diffuso malessere.

Alessandro Tatti aveva intrapreso la carriera nell’esercito italiano molti anni fa e il senso del dovere lo aveva spinto oltremare, ma senza mai fargli dimenticare il senso di appartenenza alla terra d’origine. Il ragazzo di stanza a Civitavecchia, infatti, tornava spesso in paese, dove lo attendevano i genitori, il fratello e la sorella, e dove aveva mantenuto solidi legami d’amicizia. Lo stesso aveva fatto questa volta in occasione delle ferie.