Tarquinia – Protezione Civile, la sede della vergogna. Giulivi: “Va rifondato tutto con persone motivate e soprattutto giovani”

Sopralluogo sconcertante nella sede del gruppo comunale. Invece di protestare dovrebbero vergognarsi per come hanno gestito mezzi e soldi pubblici

TARQUINIA – Il sindaco Alessandro Giulivi ha risposto alle accuse mosse dai vecchi rappresentanti della Protezione Civile comunale portando i giornalisti in quella che era la loro sede.

Siamo rimasti senza parole. Una cosa vergognosa. Uno schifo che neanche nei centri di prima accoglienza dei migranti in Libia si assiste a scene come quelle da noi documentate.

Al di là della pulizia dei luoghi dove questi personaggi invece di “proteggere” bivaccavano, quello che ci ha lasciati senza parole è come hanno custodito mezzi e materiali per un valore di diverse decine di migliaia di euro.

La sporcizia, le erbacce e il degrado di alcune stanze hanno reso l’idea di un vero e proprio tugurio.

“Nei giorni scorsi abbiamo letto di proteste e prese di posizione da parte di alcuni esponenti politici sulla decisione, di questa amministrazione, di chiudere la sede della Protezione Civile Comunale. Nessuno però – afferma il sindaco Giulivi – è venuto a vedere come stanno veramente le cose. E questi signori, ancora parlano. Qui siamo difronte non solo ad un problema politico e gestionale ma anche sanitario. Guardate con i vostri occhi e documentate lo scempio”.

Erbacce ovunque, una stanza trasformata in cuccia per cani e ricovero di piccioni.

Un olezzo insopportabile che ha obbligato i presenti a portare la mascherina anti covid con maggiore determinazione.

Soffitti e serrande cadenti, cavi elettrici scoperti, interruttori penzolanti, calcinacci ovunque, muri scrostati. Attrezzi da lavoro (acquistati con i soldi dei cittadini e parte di un preciso inventario) abbandonati alla rinfusa negli angoli più confusi di un capannone dove convivono mezzi nuovi, come i quad, con bottiglie di plastica vuote, ma anche piene scadute, una vecchia cyclette, giacchetti accatastati, vecchie saldatrici, estintori non più utilizzabili.

Una tenda da campo di grandi dimensioni della Protezione civile, consegnata dalla Regione Lazio, abbandonata sull’esterno come fosse un vecchio straccio e nessuno ha mai avuto tempo e modo di metterla al sicuro dalle intemperie.

Entrare per credere. L’ex pomodorificio di via Vecchia della stazione – struttura dell’Arsial affidata al Comune, un tempo in parte risistemata dalla ex amministrazione Mazzola – è stato lasciato nel più totale abbandono.

“Ecco, questa è la sede della Protezione civile comunale di Tarquinia – ha detto Giulivi, accompagnato dai consiglieri comunali Roberto Borzacchi, Federico Ricci, Stefano Zacchini e dall’assessore Martina Tosoni – Qui arriva gente dalla Regione Lazio a prendere le tende e noi gli facciamo trovare queste condizioni. Assurdo. Ditemi voi se è dignitoso”.

Quindi la soluzione: “Ricominceremo da zero – ha scandito il sindaco – La Protezione civile comunale dovrà essere rifondata con uomini, mezzi e strutture. Mi aspetto le dimissioni dei responsabili di tutto ciò, che non hanno nemmeno avuto il buon senso di stare zitti. Ma io dico, almeno tagliate l’erba. La Protezione civile comunale non è un circolo sportivo dove si viene a passare le ore, ma una cosa seria al servizio dei cittadini e non il contrario. Qui tutto è stato abbandonato”.

“Se questa è la sede della protezione civile di Tarquinia è evidente che non esiste più – ha aggiunto – La sede è completamente distrutta e anche pericolosa, i volontari non hanno operatività. Quindi dobbiamo ripartire da zero: abbiamo riaperto il bando, il Comune stanzierà dei fondi per ripristinare la sede e spero che molti giovani si avvicinino di più alla Protezione civile. Certo che in una condizione del genere, se qualcuno oggi voleva iscriversi alla Protezione civile scappava. Servono persone attive, oltre i 65 anni non si può continuare ad essere idonei per un gruppo che deve essere al servizio di una comunità. Qui ci sono cose che abbiamo pagato con i soldi di tutti i cittadini e che vengono abbandonate nel peggiore dei modi.

La Protezione civile di Tarquinia deve essere ricreata e rifondata da persone che hanno la voglia e la volontà di fare le cose. Quindi già a settembre, con la prossima variazione di bilancio, prevedremo dei soldi per risistemare tutto, cercando di trasformare questo luogo dignitoso e sicuro”.
“Dobbiamo ringraziare la Aeopc – ha anche detto il sindaco – che ha continuato ad operare su incendi e missioni varie, perché se non c’erano loro, noi ci saremmo trovati in grande difficoltà quest’anno. Li devo ringraziare perché se noi dovevamo aspettarci aiuti dalla nostra Protezione civile non avevamo nulla, come accaduto in passato. Abbiamo multe da parte della Regione perché la nostra Protezione civile non ha risposto alle chiamate”.

“Dicono che non li ho più chiamati dopo il Covid – ha aggiunto Giulivi – Avevamo un numero verde attivo, con turni di Protezione civile e Aeopc, ma un giorno il servizio è rimasto scoperto per sei ore perché la Protezione civile comunale non si è presentata. Se non ho la certezza che ci sia un servizio vero, io continuerò a utilizzare le persone che mi danno risposte concrete. Vogliamo persone che vogliono fare protezione civile, non solo che vogliano stare nel gruppo della protezione civile, che è diverso. Il dire no a tutto non va bene: non si possono fare solo le cose che ci piace fare, e non quelle che servono al territorio: ad esempio il supporto per manifestazioni, scuole, viabilità, eventi. Dicono che sono attività non previste dal regolamento? In tutta Italia, ovunque vado, la Protezione civile è a supporto delle amministrazioni per manifestazioni, necessità e eventi. Non esistono mica solo incendi e alluvioni: ci sono tante altre attività a servizio dei cittadini”.