Viterbo – Le parole del vescovo Lino Fumagalli, durante la messa di questa mattina dedicata alla Patrona della città: Santa Rosa.
“Nella breve vita di Santa Rosa (1233-1251) e nel brevissimo periodo da noi conosciuto (23 giugno 1250 – 6 marzo 1251), emerge con chiarezza un suo atteggiamento fondamentale che la rende ancora oggi amata e vicina a tutti noi.
Rosa ha amato la nostra Chiesa e Città di Viterbo, se ne è presa cura sfidando le convenzioni del tempo, per cui non era lecito ad una donna, per di più povera e laica, parlare in pubblico e girare per la città a predicare.
Dobbiamo prenderci cura della nostra Comunità cristiana di Viterbo, ascoltare il desiderio, inconscio ma presente, dell’incontro con Cristo, con la sua Parola, con il suo amore, con la promessa dell’immortalità futura.
La pandemia recente ha messo a nudo le nostre certezze, i progetti di un benessere crescente, il vivere alla giornata con il motto “carpe diem”! C’è il desiderio di valori forti, capaci di aiutarci a dare senso alla vita; c’è desiderio di “via, verità e vita”; c’è desiderio di Cristo e del suo Vangelo.
Offriamo l’immagine di una Chiesa accogliente, che mira a ciò che è essenziale ed è capace di coinvolgere tutti in un rinnovato cammino pastorale.
Sull’esempio di Santa Rosa prendiamoci cura della nostra città di Viterbo: lei si è impegnata nell’invito a vincere le divisioni tra fazioni diverse per trovare coesione di intenti contro il pericolo dell’invasore Federico II e della sua Corte pullulante di eretici.
È fondamentale oggi ritrovare, nel comune amore per la nostra città di Viterbo, capacità di ascolto, dialogo, collaborazione su un progetto condiviso e impegno nella sua realizzazione.
È indispensabile il coinvolgimento di tutti per raggiungere gli obiettivi positivi.
La perfida logica del “tanto peggio per un gruppo, tanto meglio per noi” porterà tutti alla rovina. C’è un grido che è quello di Santa Rosa per i suoi tempi e dei Viterbesi oggi: Basta con le divisioni, i contrasti, le lotte, le offese, le intimidazioni. Basta!
Nell’emergenza che stiamo vivendo dobbiamo ritrovare tutti la capacità di lavorare uniti, concordi nell’individuare un cammino per il bene comune e attuarlo con impegno e responsabilità.
Un amore particolare nutriva Santa Rosa per i più poveri e gli abbandonati. Il famoso episodio del grembiule nel quale nascondeva il poco cibo ricevuto in famiglia per donarlo ai poveri, diviene, davanti al padre che stizzito le domanda che cosa conteneva il grembiule, un magnifico mazzo di petali, segno della bellezza e del profumo di un gesto di solidarietà e di amore.
La pandemia ha generato una nuova massa di poveri: molti hanno perso il lavoro e chiuso le loro attività; altri purtroppo lo perderanno e i supporti statali, per chi riesce a riceverli, non dureranno all’infinito.
Dobbiamo ritrovare tutti un rinnovato senso si solidarietà e condivisione.
Tutti dobbiamo sentirci responsabili di queste persone che rischiano di non poter andare avanti e garantire una vita dignitosa alle loro famiglie.
Il grado di civiltà e di umanità della nostra Città si misurerà sulla nostra capacità di venire incontro a questi nostri concittadini e fratelli: nessuno dovrebbe sentirsi abbandonato e lasciato solo.
Santa Rosa è stata scomoda per il suo tempo; è stata rifiutata ed esiliata. Forse il Vescovo può sembrare scomodo per quello che ha detto, ma è solo l’espressione del suo amore per questa nostra Città e della fiducia nelle Istituzioni, capaci di rinnovamento e di senso di responsabilità per il bene di tutti i cittadini.
Santa Rosa ci aiuti ad amare la nostra Città di Viterbo e a prendercene cura nel migliore dei modi.