Regione Lazio – Pronto l’emendamento sanatoria per i dirigenti esterni. Un vergognoso condono per salvare i “Zinga Boys”

ROMA – Il Consiglio di Stato, nel luglio scorso, ha colpito duramente la Regione Lazio ed in particolare il presidente Nicola Zingaretti (nonché leader del Partito Democratico) per l’utilizzo improprio dei dirigenti esterni.

Zingaretti è capo del Partito Democratico e quindi ordinato al Mef e agli uomini del Governo Conte (quelli dell’anti casta per capirci) di metterci una pezza.

La Ragioneria Generale dello Stato ha “suggerito” quindi un emendamento (la cui bozza abbiamo avuto copia) che salverebbe il Governatore anche dall’azione per danno erariale denunciata alla Corte dei Conti.

Così facendo, non solo il danno erariale già compiuto di oltre 10 milioni di euro sarà cancellato ma non ci saranno più restrizioni nell’uso improprio dei dirigenti esterni.ù

Malcostume questo che ha caratterizzato la Regione Lazio dal 2013 ad oggi.

Non ci sarebbero più limiti nelle assunzioni dirigenziali nelle strutture di diretta collaborazione con l’organo politico di tutte le amministrazioni nelle quali le figure sono previste.

Il Consiglio di Stato, nel luglio scorso, aveva dichiarato illegittimi 48 dirigenti esterni della Regione Lazio.

Nella sentenza è stato sottolineato che, 27 di queste figure, erano in eccesso (in termini percentuali) rispetto a quanto stabilito dalle norme nazionali e regionali.

Questa sentenza confermava quella già emessa dal Tar del 2015, inerente gli incarichi dirigenziali assegnati ad esterni dall’estate del 2013 in poi nella Regione Lazio.

Andati a vuoto tutti i tentativi fatti per via giudiziaria ecco che la politica, quella dell’anti casta per intenderci, provano a metterci una toppa cercando di far passare sotto traccia questo emendamento.

Un colpo di spugna necessario ad evitare che molti dirigenti del calibro di Andrea Tardiola, Alessandro Bacci e Renato Botti, se ne vadano lasciando nei guai strutture molto importanti come, ad esempio, l’assessorato alla Sanità di Alessio D’Amato.

Con il Covid-19 ci sono soldi da spendere e non solo in mascherine, camici e dispositivi di protezione personale vari.

L’emendamento all’articolo 8 del decreto legge 14 agosto 2020 (misure urgenti per il sostegno e rilancio dell’economia) già di per sé grave per il “condono” che concede a Zingaretti, in realtà nasconde, in quelle poche righe molto complicate da capire, qualcosa in più.

Permette alla casta, infatti, non solo di mantenere in essere tutti quei rapporti di lavoro ritenuti illegittimi dai vari tribunali ma azzererebbe, di fatto, le quote percentuali che oggi, comunque, pongono un limite numerico all’utilizzo smodato di dirigenti esterni.

In poche parole Zingaretti potrebbe chiamare a collaborare nel suo staff o in quello dei suoi assessori, un numero illimitato di dirigenti beffando i giudici del Tar Lazio, Cassazione e del Consiglio di Stato.

La casta da una parte toglie e dall’altra raddoppia.

Ecco la bozza dell’emendamento in nostro possesso che va ad integrare l’articolo 8 del DL 14 agosto 2020 che recita:

All’articolo 8 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 dopo il comma 1 è inserito il seguente: “1-bis. L’articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 si interpreta nel senso che nel computo delle percentuali per il conferimento degli incarichi dirigenziali di cui ai commi 5-bis e 6, non sono calcolati gli incarichi anche di livello dirigenziale da conferire nell’ambito delle strutture della diretta collaborazione con l’organo politico delle amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2 del medesimo decreto legislativo, e, in particolare, ai sensi dell’articolo 14, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, fermi restando i limiti previsti dai relativi regolamenti di organizzazione ”.

 

Decreto legislativo del 30/03/2001 n. 165

 

Atto Senato n. 1925