ROMA – Duro sfogo, sul suo profilo social di Facebook, del senatore Andrea Augello (Fratelli d’Italia) sulla vicenda che ha visto il partito di Giorgia Meloni estromesso dalla maggioranza di centrodestra: “Senza un motivo, senza una rottura politica su un provvedimento in aula, senza un voto difforme e lacerante per una maggioranza che governa da meno di due anni la città, senza una polemica tra sindaco e assessori, a Civitavecchia una crisi surreale ha devastato l’unità del centrodestra.
Non mi va di discutere su Facebook delle stranezze che succedono a Civitavecchia.
Non sono uno psicologo e non so spiegare ciò che accade senza motivazioni politiche chiaramente espresse. Quello che so è che chi calpesta i patti e la dignità dei nostri giovani amministratori in linea di massima ha un tempo limitato per fornire spiegazioni se non vere e proprie giustificazioni, decorso inutilmente il quale merita poi di essere ripagato con gli interessi del caso. Espellere senza motivo l’intera componente di Fratelli d’Italia dalla giunta è un’iniziativa stupida e temeraria che infrange l’unità del centrodestra e riduce al minimo indispensabile -13 consiglieri- la maggioranza necessaria per governare. A quanto pare con l’aggravante dei futili motivi. Questa storia determinerà inevitabili conseguenze su tutto il quadro regionale del centrodestra, perché Civitavecchia è una città importante e nessuno può pensare che Fratelli d’Italia, in ascesa in tutti i sondaggi e da molti analisti già ritenuto il primo partito del centrodestra a Roma e provincia, possa essere azzerato da un sindaco che, tra l’altro, senza il ruolo svolto dal partito di Giorgia Meloni nella scelta delle candidature proposte dalla Lega, difficilmente sarebbe mai diventato il primo cittadino. Parrebbe ora molto facile cedere ad un giustificato risentimento e, dati i valori in campo, la partita durerebbe pochi mesi concludendosi con l’arrivo di un commissario prefettizio. Ma preferisco cogliere l’opportunità che viene fornita da questa sgangherata vicenda per incoraggiare un confronto nel centrodestra laziale. Davvero qualcuno pensa che con questi meccanismi e con questi metodi possiamo costruire esperienze amministrative in grado di radicare il consenso nella nostra regione? Davvero si crede che si possano espellere forze e amministratori che hanno portato nelle urne percentuali a doppia cifra, oltre a regalare motivi di lustro al sindaco e alla città con la loro azione di governo, in un gioco che somiglia al grande fratello ma nulla ha a che fare con la politica? Il problema qui va oltre le bizzarrie di Tedesco. È un problema di credibilità della classe dirigente, del valore delle garanzie che i partiti si scambiano per assemblare alleanze credibili e durevoli. È un problema di decenza politica, dopotutto. So bene che la reazione più scontata sarebbe impartire un corso accelerato di buone maniere a chi crede che l’arroganza sia un buon biglietto da visita. So anche di essere bravissimo in questo genere di attività corsuali. Ma c’è un alternativa. I partiti si devono prendere, in casi come questi, le loro responsabilità, mettendo un limite alla ricreazione dei personalismi e delle stravaganze, che da troppi anni si ripetono in decine e decine di esperienze amministrative, bruciando generazioni di potenziali classi dirigenti. C’è un tempo minimo ancora disponibile perché questo accada. Poi, inevitabilmente, dovremo rassegnarci ad un altro fallimento senza neppure aver saputo o capito cosa lo abbia originato. E Civitavecchia di certo non lo dimenticherà.