I giudici del tribunale di Velletri hanno stabilito con la sentenza di oggi che il fatto non sussiste
ROMA – Bruno Astorre è stato assolto “perché il fatto non sussiste”. Si chiude così la vicenda giudiziaria che ha travolto il senatore del Pd, accusato di truffa per fatti risalenti al 2010-2013, quando era vicepresidente della Regione Lazio.
“Il Tribunale di Velletri ha disposto la piena assoluzione”, fa sapere lo stesso Astorre in una nota. “Una sentenza che arriva dopo quasi otto anni tra indagini e processo, e che dimostra pienamente la correttezza del mio operato come vice presidente del Consiglio Regionale del Lazio, tra il 2010 e il 2013″.
Per la stessa vicenda erano stati rinviati a giudizio 16 ex consiglieri del Pd in Regione, accusati a vario titolo di truffa, peculato, corruzione e abuso d’ufficio.
“Un ringraziamento va all’avvocato Alicia Mejía Fritsch per le sue ponderate scelte processuali, nonché a tutte quelle persone che in questi anni non mi hanno mai fatto mancare il loro pieno sostegno“, conclude il senatore.
Secondo l’accusa, infondata secondo la sentenza odierna, Astorre aveva chiesto e ottenuto finte consulenze per elargire compensi a suoi collaboratori di fiducia incaricati, per i pm, “per mera vicinanza politica“.
I fatti contestati vanno dal 2010 al 2013 quando presidente della Regione Lazio era Renata Polverini e Astorre era vice presidente del Consiglio Regionale.
In totale le consulenze incriminate, per cui sono finiti a processo anche altri consiglieri regionali, sarebbero costate alla Regione circa 400mila euro. In pratica questi consulenti non avrebbero avuto i meriti necessari per essere nominati e, in secondo luogo, le consulenze erano mere operazioni di facciata.
Per quanto riguarda la posizione di Astorre, quest’ultimo avrebbe incaricato un consulente a lui vicino, il commercialista Claudio Spalletta, che avrebbe copiato e incollato parti di una tesi di laurea non sua con altri scritti trovati sul web.
Pur non essendo competente, avevano ricostruito i pm, aveva incassato 83mila euro. I giudici del tribunale di Velletri hanno stabilito con la sentenza di oggi che il fatto non sussiste.