Domenico Mamone e Giampiero Castellotti, nel libro “Covid e dintorni” (Unsic editore), indagano su questo aspetto originale e poco noto
ROMA – Riceviamo e pubblichiamo: Accolte a braccia aperte. Per senso di ospitalità. Ma anche nella speranza di attrarre investimenti.
Numerose delegazioni ufficiali provenienti dall’Hubei, la regione di Wuhan, la città simbolo del coronavirus, sono state ospiti di almeno duecento comuni italiani prima della pandemia. Emilia-Romagna compresa.
Domenico Mamone e Giampiero Castellotti, nel libro “Covid e dintorni” (Unsic editore), indagano su questo aspetto originale e poco noto: folti gruppi di burocrati, magistrati, sindacalisti, giornalisti, persino artisti della Terra del Dragone interessati – almeno sulla carta – ad investimenti nelle aziende italiane, ai sistemi universitario e giuridico, persino all’apparato sanitario del “made in Italy”. Visite spesso ricambiate dai nostri amministratori in trasferta in Cina, che hanno avuto modo di conoscere i territori poi di presunta origine della pandemia.
Quasi tutte le regioni italiane sono state solcate dai funzionari dell’Hubei. Partendo dal Piemonte, nel 2017 il vicesindaco di Torino, Guido Montanari, li ha incontrati a Palazzo Civico. L’anno seguente i cinesi sono stati ospiti di Confartigianato a Biella.
In Liguria, nel 2017, è stata Sarzana ad organizzare una mostra con gli artisti dell’Hubei. Due anni dopo una delegazione di Wuhan è stata accolta a La Spezia dal sindaco Pierluigi Peracchini e da diversi assessori.
Durante Expo 2015, la Lombardia ha registrato un via-vai di delegazioni (ma già nel 2011 veterinari dell’Hubei avevano visitato l’Istituto zooprofilattico a Brescia).
Confartigianato Vicenza ha ospitato gli asiatici nel 2017.
Sanitari del Policlinico Renmin di Wuhan hanno visitato l’Arcispedale “Santa Maria Nuova” di Reggio Emilia nel 2013 tramite la Società italiana medicina dell’emergenza-urgenza.
Clinici anche in Toscana. Nel 2015, dall’Hubei sono giunti otto medici per formarsi presso l’ospedale “Santo Stefano” di Prato. Un’altra delegazione ha visitato “Santa Chiara Lab” a Siena.
Se l’imprenditoria marchigiana ha preferito la municipalità di Dalian per firmare accordi di partnership, la Provincia di Terni è stata antesignana: già nel 2012 il presidente Giampiero Lattanzi ha ricevuto gli asiatici. Cinque anni dopo, il turno di Spoleto. Obiettivo: coinvolgere i cinesi di Xianning nel recupero dell’Anfiteatro Romano.
Tante le delegazioni nel Lazio: nel 2015 sei rappresentanti di Wuhan a Cori (Latina), ricevuti dal sindaco Tommaso Conti, in visita a cantine, agriturismi e pastifici. Banchetti a gogò. L’anno seguente cinque rappresentanti dell’Hubei hanno visitato più paesi dei Castelli Romani, accolti con scritte in mandarino. A marzo 2017, una delegazione governativa di Wuhan è stata ad Anzio, ricevuta dal vicesindaco Giorgio Zucchini. L’anno seguente continui incontri a Roma: presso la Presidenza del Consiglio, la Regione Lazio, la Città metropolitana, la Scuola nazionale dell’amministrazione. Poi una mostra in Biblioteca nazionale, con la festa delle barche drago.
Potevano mancare i sindacati? I vertici della Federazione dei sindacati dell’Hubei, guidati da Zhang Wei, hanno incontrato i colleghi della Uil.
Scambio di visite a Cassino: sette persone della prefettura di Xiannning dal sindaco D’Alessandro e dall’abate Ogliari; dopo tre mesi trasferta a Xianning “per attrarre risorse che possano far nascere nuovi processi di crescita a Cassino e nel suo hinterland”.
Tante visite in Abruzzo, regione addirittura gemellata con l’Hubei dal 2016: Tagliacozzo nel 2013 per il progetto di un centro-benessere (comune a sua volta gemellato con Xianinng e Zhengzho), Avezzano nel 2015 (progetto di un volo di linea tra Hubei e l’Abruzzo), poi L’Aquila (accordi tra università), quindi Teramo, che ha ospitato 21 magistrati della Procura di Hubei.
Analogo dinamismo in Molise. Gli amministratori locali non hanno rinunciato ad una trasferta in Cina “per avviare un percorso”. Diverse le delegazioni di cinesi, tra Campobasso, Isernia, Macchia di Isernia, Ferrazzano. Restano tracce di un “protocollo d’amicizia”.
A Napoli, nel 2012, dall’Hubei sono arrivati addirittura in 120, guidati dall’ambasciatore Ding Wei. Nello stesso anno un convegno alla Città della Scienza: “Imprenditoria innovativa e cooperazione tra la Campania e la Provincia di Hubei”. L’anno seguente una delegazione ha visitato l’ospedale “Villa Betania”. A fine 2013 a Caserta, nel 2014 a Benevento, ricevuti dal sindaco Fausto Pepe.
Se la Puglia di Nichi Vendola ha preferito sottoscrivere un protocollo d’intesa con Guangdong, “tradendo” l’Hubei, una delegazione cinese è stata a Lecce nel 2014 per studiare il ritiro della prima squadra del Wuhan nel Salento.
Attivismo filocinese anche in Basilicata. Qui è stata Confartigianato a promuovere iniziative di cooperazione, con visite dei cinesi a Potenza, Matera, Rionero e Venosa.
A Messina, a febbraio 2018, artisti cinesi della Hubei Artist Association, coordinati da Zhan Zhang, sono stati ricevuti dal commissario della città metropolitana Francesco Calanna.
“Cosa ha prodotto tutto questo andirivieni? – si domandano Mamone e Castellotti. “L’Hubei è attualmente meta di scambio commerciale e di interazione da parte di una cinquantina scarse di aziende italiane. Tutto qui? E per fortuna molti amministratori italiani hanno visitato le amene località dell’Hubei prima che il Covid rendesse amaramente celebri quelle terre a livello mondiale. E chissà se, leggendo questo resoconto, un ‘investigatore’ cinese includa anche qualche amministratore italiano nel tracciato sull’origine del contagio”.