Roma, l’ultima inchiesta su Manlio Cerroni: “Vuole lottizzare Pratica di mare”

Manlio Cerroni ha un sogno. Dopo aver fatto ricchissimi affari per una vita con i rifiuti in generale e la discarica di Malagrotta in particolare, l’avvocato noto alle cronache come “Il Supremo” da anni desidera dedicarsi anche al mattone.

Una delle sue società, la Petromarine Italia, da tempo sta cercando di ottenere il via libera alla riqualificazione della ex fabbrica di laterizi Tacconi, a Pomezia, e di realizzare in quell’area il “Biovillage Pratica di mare”, un complesso immobiliare ecocompatibile, un vero e proprio quartiere di edilizia a canone calmierato, dove sistemare circa 1.500 persone.

E l’ok alla fine è arrivato dalla giunta pentastellata di Adriano Zuccalà e dallo stesso consiglio comunale pometino. Il sospetto che quell’operazione non sia altro che una lottizzazione abusiva, resa possibile a colpi di abusi d’ufficio e falsi, ha però portato il sostituto procuratore della Repubblica di Velletri, Francesco Brando, ad aprire un’inchiesta al momento contro ignoti.

Il piano integrato di intervento per la riconversione dell’ex stabilimento in località Campo Selva, in variante al Prg, era stato adottato dal consiglio comunale di Pomezia nel 2009 e approvato nel 2012. Ma due anni dopo il dirigente comunale Renato Curci aveva evidenziato tutta una serie di problemi, specificando in particolare che quell’area ricade in zona agricola, che è vicina alla zona archeologica e all’aeroporto di Pratica di Mare, che gli spazi destinati a verde pubblico e parcheggi ricadono nella fascia di rispetto della viabilità e che le aree vicine ai bacini idrici sono a rischio frana.

Un quadro ben diverso da quello idilliaco tratteggiato dalla Petromarine. Insediatasi a Palazzo una giunta grillina, quella di Fabio Fucci,  tra i primi pentastellati in Italia a ottenere la guida di un Comune e ora passato alla Lega, quel progetto venne bocciato. La società di Cerroni fece ricorso, ma invano.
“Non abbiamo firmato la convenzione con la società e abbiamo fatto bene”, disse Fucci. Poi, però, a dar ragione alla Petromarine intervenne la Regione e lo stesso Fucci chiese alla società di Cerroni un nuovo progetto, approvato nel 2016.

Un programma che ha ottenuto il via libera definitivo il 27 ottobre scorso, dopo che al timone dell’ente è arrivato il grillino Adriano Zuccalà e Fucci è ormai leghista di opposizione. Il sostituto Brando sta cercando di stabilire se, nei diversi atti, vi siano stati dei falsi, in particolare ingnorando la strada prevista dove ora sono progettati gli insediamenti, se la rimodulazione del piano integrato sia stata illegittima, consentendo di costruire in una zona con destinazione agricola,  e se tutto ciò, nel caso in cui risultassero violate norme statali e regionali, non sia stato altro che un regalo alla Petromarine.

Mentre la Procura indaga, a dare battaglia sul progetto caro a Cerroni c’è inoltre l’associazione Latium Vetus, in prima linea nella tutela dell’agro romano e che ha fatto ricorso al Tar contro l’ok alla riqualificazione della ex Tacconi, battendo su “numerose criticità progettuali” e “quelli che apparirebbero dei veri e propri vizi procedurali”.  L’associazione sostiene che la legge regionale apparirebbe aggirata ed elusa. “Il Comune inizi a preparare le proprie memorie difensive, ci vedremo presto in tribunale”, specificano dalla Latium Vetus.

 

fonte: repubblica.it