Regione Lazio – Bilancio LEU 2019 irregolare, la Corte dei Conti manda gli atti in Procura

Un dipendente del capogruppo Ognibene bonifica sul suo c/c somme non dovute. Sul sito del Consiglio non c’è traccia della Delibera nonostante l’invito dei magistrati contabili

ROMA – Il 16 giugno 2020 la Corte dei Conti ha trasmesso al Presidente del Consiglio regionale, anche ai fini della pubblicazione sul sito istituzionale dell’Ente e, per conoscenza, al Presidente della Regione Lazio, la Deliberazione n. 36/2020/FRG che attesta come “non regolare il rendiconto presentato dal Gruppo consiliare Liberi ed uguali nel Lazio” per l’esercizio finanziario 2019, XI legislatura regionale.

Conseguentemente ha disposto, altresì “la trasmissione della presente deliberazione e degli atti acquisiti, per ogni eventuale seguito di rispettiva competenza: alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma; alla Procura regionale presso la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per il Lazio. Nel silenzio generale di tutti.

Ricordiamo che il Gruppo consiliare “Liberi ed uguali nel Lazio” è composto da un solo consigliere, Daniele Ognibene, eletto nel marzo del 2018.

I fatti si riferiscono a bonifici effettuati a favore di un dipendente in più occasioni, per complessivi euro 10.036,00, e da questi restituiti in più riprese per un importo complessivamente corrispondente. Il tutto, come specifica la Corte, in assenza di idonea documentazione a supporto (autorizzazione presidenziale, contratto, lettera di incarico, fatture, etc.), poi restituiti, il legale rappresentante del Gruppo consiliare non ha ritenuto di allegare altra documentazione a corredo, limitandosi esclusivamente a dichiarare che: “con riferimento alla richiesta di fornire la documentazione mancante riguardo gli importi erroneamente bonificati si evidenzia che il soggetto incaricato ai pagamenti ha erroneamente effettuato bonifici per fatture proprie, provvedendo in autonomia al corretto ristoro delle somme erroneamente versate tramite bonifici a restituzione”.

La Corte dei Conti non ha ritenuto sufficienti i chiarimenti a ha stabilito che: “La dichiarazione così resa dal Capogruppo, in carenza di oggettivi riscontri, lascia spazio a notevoli perplessità circa il rapporto esistente tra il percettore delle somme ed il Gruppo consiliare e sulla regolarità di quanto avvenuto. A ciò si aggiunga che dalla dichiarazione testualmente riportata (“… si evidenzia che il soggetto incaricato ai pagamenti ha erroneamente effettuato bonifici per fatture proprie…”) emerge che l’interessato ha più volte provveduto in piena autonomia alla gestione dei pagamenti, libertà che gli ha permesso di autoliquidarsi, con risorse pubbliche, assegnate al Gruppo per lo svolgimento di fini istituzionali, il pagamento di “fatture proprie”.

Inoltre, per la Corte dei Conti, la restituzione “ancorché (stando alle dichiarazioni rese) avvenuta ‘in autonomia’ da parte del percipiente, non è stata tempestiva ed in unica soluzione, bensì in sei momenti diversi con altrettanti bonifici, di cui l’ultimo avvenuto nel gennaio 2020; da quanto risulta in atti, i tempi di restituzione rispetto all’indebita percezione sono variati da un minimo di un mese a sei mesi.

Altro aspetto di criticità più volte rilevato, infine, concerne numerosi anticipi erogati ai dipendenti, molto tempo prima che la prestazione lavorativa fosse effettivamente svolta dagli stessi (per un solo dipendente sono registrate ben diciassette (17) anticipazioni stipendiali sulle trentuno (31) operazioni complessive di versamenti stipendiali di vario importo, effettuati in suo favore).

È fuor di dubbio che l’utilizzazione di finanziamenti pubblici per finalità private comporta inevitabilmente un giudizio negativo sulla gestione svolta. Secondo la Corte, la stessa è stata condotta in maniera evidentemente difforme dalle linee guida di riferimento, attraverso il reiterato utilizzo di somme per finalità del tutto estranee a quelle istituzionali e quindi prive del requisito basilare dell’inerenza. A ciò si aggiunga la palese facilità con la quale il dipendente-collaboratore ha potuto in più occasioni appropriarsi per proprie personali esigenze delle disponibilità finanziarie assegnate al Gruppo per lo svolgimento dell’attività istituzionale, nonostante la norma prescriva una preventiva autorizzazione del legale responsabile del Gruppo.

La restituzione delle somme indebitamente distratte – peraltro avvenuta a più riprese, a distanza di tempo (da uno a sei mesi) dal loro illecito prelievo e per l’ultima parte avvenuta anche ad esercizio finanziario ormai terminato – rende neutro, secondo la Corte, quanto avvenuto ai soli fini contabili e quindi evita la conseguenza del rimborso del Gruppo al Consiglio regionale, ma non può giustificare una gestione dei fondi non corretta e non conforme alle ineludibili regole di riferimento, tale da non consentire alla stessa Corte di rendere una declaratoria di regolarità, fermo restando i profili di personale responsabilità da accertare in altre sedi giudiziarie.

Inoltre, la Corte dei Conti ha trasmesso al Presidente del Consiglio regionale e per conoscenza al Presidente Zingaretti, la Delibera di non regolarità del rendiconto LEU anche ai fini della pubblicazione sul sito istituzionale dell’Ente. Se ne dovrebbe occupare la responsabile della Prevenzione della Corruzione e Trasparenza, d.ssa Barbara Dominici, nominata appena un anno fa e oggetto di critiche per la sua “vicinanza” politica al Partito Democratico.

Si attendono notizie dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma e dalla Procura regionale presso la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per il Lazio. Da giugno 2020 a marzo 2021 nessuno ne ha parlato. Ora sono necessari chiarimenti su come vengono gestite le risorse pubbliche.

 

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