La responsabile dell’anticorruzione non ha retto la pressione di Fratelli d’Italia e scappa. I retroscena “dell’accordicchio” della cadrega tra Pd, M5S, Lega e Forza Italia raccontati dall’agenzia Dire
ROMA – A 48 ore dalla sua elezione a presidente del Consiglio del Lazio e nel giorno del suo compleanno, Marco Vincenzi ha subito impresso un cambio di marcia sulla discussa vicenda delle 24 assunzioni “pescate” dalla graduatoria del concorso bandito dal Comune di Allumiere.
Il numero uno della Pisana ha revocato (come da noi scritto in esclusiva) il contratto di collaborazione che il sindaco di Allumiere, Antonio Pasquini, aveva col Consiglio in qualità di comandato presso l’ufficio di presidenza. Inoltre si era già dimesso Paolo Bianchini, vicecapo di Gabinetto dell’ex presidente Buschini.
In più l’ex capogruppo del PD ha chiesto al segretario generale, Cinzia Felci, tutti gli atti che hanno portato nello scorso dicembre l’ufficio di presidenza a sottoscrivere la convenzione col Comune di Allumiere in modo da potere utilizzare la graduatoria.
Lo scopo è arrivare all’annullamento di quella determinazione, a causa dei forti dubbi sulla legittimità dell’esito della preselezione (107 i promossi) del concorso del piccolo comune dei monti della Tolfa, e successivamente annullare o sospendere le assunzioni che hanno prodotto lo scandalo e le dimissioni da presidente del Consiglio, Mauro Buschini.
L’unica testa fin qui a saltata molto probabilmente non sarà l’ultima. Anche se in questa fase i cinque membri dell’Udp rimasti in carica (il vicepresidente grillino Devid Porrello, quello leghista Pino Cangemi, la segretaria d’aula PD Michela Di Biase, quello della Lista Civica Zingaretti, Gianluca Quadrana, e quello leghista Daniele Giannini) sono irremovibili nel non dare le dimissioni, l’accelerazione impressa da Vincenzi non potrà che portare al passo indietro di coloro che votarono la delibera incriminata.
I primi a chiedere di voltare pagina saranno proprio i consiglieri del PD, nella riunione di gruppo che venerdì eleggerà Marta Leonori come presidente dei dem alla Pisana.
La pressione da parte del centrosinistra sui loro rappresentanti in ufficio di presidenza si sta facendo sempre più intensa e resistere sta diventando sempre più difficile col passare delle ore.
Le loro dimissioni – come scrive l’agenzia Dire – azionerebbero l’effetto domino che “travolgerebbe” anche gli altri. In questo scenario non si può escludere nemmeno il colpo a sorpresa delle dimissioni, al momento non previste, dei due componenti leghisti dell’Udp che costringerebbe i 3 della maggioranza ad adeguarsi e agire di conseguenza.
Poi si aprirà la partita dell’elezione dei nuovi vicepresidenti e segretari. I nomi più probabili per la vicepresidenza sono quelli di Marta Bonafoni della Lista Civica Zingaretti e Chiara Colonna per FdI e come segretari d’aula la dem Michela Califano (la quarta più votata nel 2018 nel centrosinistra), la pentastellata Gaia Pernarella e il leghista Pasquale Ciacciarelli.
Tuttavia, nel segreto dell’urna potrebbe anche consumarsi un colpo di teatro per tenere nuovamente fuori Fratelli d’Italia dall’Udp.
Da giorni nei corridoi della Pisana si parla di un patto tra Lega e Forza Italia. I due gruppi insieme totalizzano 9 voti contro i 6 di FdI. L’elezione in Aula per i componenti dell’Udp avviene in due fasi.
Nella prima si eleggono i vicepresidenti, uno dei quali deve essere in rappresentanza della minoranza e ciascun consigliere scrive un solo nome e successivamente con la stessa modalità si votano i consiglieri segretari d’Aula.
I numeri in mano a Lega e Forza Italia possono ragionevolmente portare in Udp due leghisti, l’altro nome (oltre a quello di Ciacciarelli, che lascerà la commissione Cultura) è quello di Laura Corrotti.
Il partito di Berlusconi, stando ai rumors della Pisana, dovrebbe ottenere due presidenze nell’ambito del rinnovo delle commissioni: la Sanità pare destinata a restare nelle mani di Pino Simeone (del resto è il re del dolce far nulla), un’altra dovrebbe finire a Fabio Capolei, capogruppo di Energie per l’Italia ma a tutti gli effetti (come ha già dichiarato il senatore azzurro, Claudio Fazzone) organico a FI.
A molti consiglieri non è sfuggito l’esito del voto che lunedì ha portato all’elezione di Marco Vincenzi alla presidenza del Consiglio. L’ex assessore provinciale di Roma all’Urbanistica aveva ottenuto 33 voti alla prima votazione e 34 alla seconda quando i numeri della maggioranza centrosinistra-M5S si fermavano a 32 (la grillina Francesca De Vito aveva annunciato ai suoi che non avrebbe votato Vincenzi). Quindi i due voti in più ottenuti dal neopresidente non potevano che arrivare da due dei tre consiglieri di Forza Italia (Simeone, Capolei e Cavallari che però ancora non ha aderito al gruppo azzurro).
Dimissioni, adesso è stata la volta di Barbara Dominici (nella foto), capogruppo nel Consiglio comunale di Trevignano Romano di una lista civica promossa dal Pd e candidata alle ultime primarie per la segreteria del Pd del Lazio, messa a capo sia del servizio anticorruzione sia dell’Ufficio stampa.
Proprio questa mattina il gruppo Fratelli d’Italia aveva presentato un’interrogazione sul suo conto pesantissima.
Domanda che non troverà risposta perché la Dominici ha sentito puzza di bruciato e se l’è data a gambe levate.
Lei, Barbara Dominici, due volte in conflitto d’interessi, visto che entrambe le funzioni di un ente pubblico dovrebbero essere esercitate da soggetti terzi, e non essere espressione di una delle forze politiche in campo, cioè del Partito Democratico e per giunta priva delle necessarie competenze. Aveva preso il posto di un altro scappato a gambe levate, Andrea Tardiola.
I cancelli sono aperti e le fughe sono solo all’inizio.
Regione Lazio – Trancassini (Fd’I): “Concorsopoli? Prassi che Pd ripete anche nelle Province”