(L’opinione di Francesco Artusa)
Quando sarà pronto il ponte sullo stretto ci sarà un gran via vai verso le case chiuse riaperte in Calabria e Sicilia.
In realtà sappiamo bene che non verrà fatta né l’una né l’altra cosa, ma dopo l’evergreen del ponte, probabilmente il prossimo tema che affollerà inutilmente i talk show politici sarà la prostituzione.
L’Italia è questa. Come diceva la Ferilli in un fortunato spot: “quanto ci piace chiacchierare.” Già, perché da noi servono vent’anni per aprire un supermercato e nemmeno bastano per iniziare la costruzione dell’autostrada necessaria al distretto ceramico di Sassuolo dove sono perfino tutti d’accordo. Però non si fa e nel frattempo il distretto spagnolo si mangia l’italiano, ma parliamo del ponte sullo stretto, ciclicamente. Magari resuscitiamo il poltronificio per una nuova progettazione al solo scopo di giustificare il poltronificio.
Del resto, vorremo mica rinunciare ad una settimana di dibattiti sul nulla?
Sarà un problema di memoria corta oppure, a noi popolo di sognatori, piace immaginare che ogni volta sia diverso?
Chi lo sa?
Può essere che avesse semplicemente ragione la Ferilli.
Il punto è che nonostante centinaia di campagne elettorali incentrate sul cambiamento, qui non cambia mai niente che sia veramente importante. Prendiamo il recovery plan che abbiamo poeticamente elevato evocando addirittura la resilienza.
Dopo oltre 100 anni di formazione e formidabili classi dirigenti, in Italia si rilancia l’economia in due modi (con le tasse di tutti, ovviamente): lavori pubblici e incentivi all’edilizia, punto. Come nei dopoguerra, entrambi!
Certo, di volta in volta attacchiamo un po’ di assistenzialismo, una rottamazione, o qualche immaginifica “innovazione” dettata dall’Europa tipo l’elettrificazione di massa.
Ma i capisaldi sono sempre quei due tanto da trasformare la citazione di Mark Twain in una legge economico/finanziaria: “se votare servisse a qualcosa non ce lo farebbero fare”.
Ad esempio perché non pensare ad un incentivo a favore delle aziende e delle famiglie per alleggerire il trasporto pubblico locale in questo momento di fragile ripartenza?
Un’idea semplice e win win win. Utilizzando le flotte di NCC e bus turistici si toglierebbero gli assembramenti, si fornirebbe un servizio più comodo a lavoratori e studenti e sarebbe a costo zero dato che lo Stato rientrerebbe col fatturato di migliaia di aziende ferme da oltre un anno e chissà ancora per quanto.
Temi come questo al massimo arrivano alle commissioni e mai oltre. Ma chi decide?
Ecco, io mi immagino un signore anziano con la lunga barba vestito da S. Pietro che dietro la scrivania ti chieda: che cos’è?
C’entrano i lavori pubblici o l’edilizia? No?
Allora ripassa tra 50 anni, quando sarà pronto il ponte sullo stretto, forse.
A mercoledì prossimo.